martedì 23 luglio 2013

Bollettino del Muro n°1



Mail inviata oggi alle 11.02 alla Marina Militare e alla stampa.

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All'attenzione del Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'alto Tirreno
Amm. di Squadra Andrea TOSCANO,
tramite l'Ufficiale addetto CF F. BUONACCORSI

Da recenti dichiarazioni apprendiamo di progetti di costruzione di fronte a Marola e dell'installazione in capannoni, anche chiaramente inagibili, del Gruppo Operativo Subacquei presso le vasche di San Vito, secondo modalità e progetti non specificati.
Tali elementi risultano in contrasto con la restituzione delle aree interessate, non solo a breve ma anche a medio e lungo termine, a differenza di quanto dichiarato nei due incontri con l'associazione circa una graduale riapertura delle aree ai cittadini.
Ricordiamo che il problema di cui da tempo richiediamo e proponiamo una soluzione può essere risolto solo con il coinvolgimento della popolazione locale, mentre simili idee di gestione delle aree vanno nella direzione opposta.
 
Comprendiamo che la Marina Militare sia abituata a disporsi "comodamente" nel golfo della Spezia sempre a discapito delle attuali esigenze e necessità, sia dei cittadini sia della Città stessa. Inoltre sappiamo che non sono mai state prese in considerazione tali esigenze e tali necessità, altrimenti non avremmo serbatoi sotto le case con annessi depositi di amianto, così come vecchi piani d'emergenza nucleare tenuti segreti alla popolazione. Ma si era d'accordo che le cose sarebbero dovute cambiare o, almeno, così si era detto.

Siamo pertanto fiduciosi di ricevere in risposta alle presente i dettagli circa le aperture pubbliche previste nell'area di San Vito in concomitanza alla progettata installazione del GOS, così come quelli riguardanti edificazioni sul fronte mare. Non di meno sono di interesse dell'Associazione la provenienza e l'ammontare dei fondi appositamente allocati, così come i progetti e gli accordi con l'Autorità Portuale che vediamo essere in stato avanzato.
Visto che la trasparenza è un punto fondamentale per essere credibili nella ricerca di una soluzione, la presente lettera è aperta e pubblica. Così considereremo e pubblicheremo la risposta.

Cordiali Saluti

Associazione Murati Vivi 
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Capannone Artiglieria a San Vito: intonacato solo sul lato verso il paese (l'altro lato)

martedì 21 maggio 2013

Il soldo prima di tutto

Scorcio: l'unico battello visibile e in uso è quello con le vele.

Chi può entrare in arsenale? Un sacco di gente. Porte aperte alle aziende che almeno hanno qualcosa da fare. Ci entrano i ladri di bronzo, che per mesi operano indisturbati, meno abili dei rapinatori che già vent'anni fafuggirono con gli stipendi. Ci entrano i politici in cerca di idee precise. O di idee e basta. Lo spazio abbonda a tal punto da far entrare yacht, con alberi che occhieggiano oltre il muro, da far progetti di salone nautico, e dare approdo sul molo, da sempre dichiarato strategico, alle navi da crociera. Ma "stranamente" non c'è spazio per i cittadini.

L'atmosfera tesa della Guerra Fredda è finita da un pezzo, quella condizione anomala con armi ovunque e la leva obbligatoria che ormai sembrava una cosa normale. Sgonfiata come un palloncino bucato. Così rimangono i tanti relitti del tempo che fu e la necessità di trovar loro un qualche ruolo. Ma mentre ex-aeroporti sovietici nel cuore della Germania diventavano spiagge tropicali, i bunker britannici musei, le basi missilistiche americane si riconvertivano al turismo storico, da noi si continuava a favoleggiare di mai chiariti ruoli strategici che rendevano intoccabile l'arsenale spezzino. Navi in disarmo che nascondono nuove e strabilianti tecnologie? Sotto Campo in Ferro si trova la base di Mazinga camuffata da discarica inquinante? Nei capannoni pericolanti armi segrete? Eh no. Con vent'anni di ritardo si prende atto che la storia è andata avanti. 

'Disuso conclamato' è la diagnosi ormai chiara a chiunque ma per tanto tempo negata con traballanti giri di parole. Sempre meno nascosta tra le righe dei giornali, nelle parole degli ammiragli e dei politici. Sorpasso, obsolescenza, tramonto. Non possono dirlo direttamente, sarebbe troppo l'imbarazzo rispetto alle tante dichiarazioni che ammiccavano a progetti di rilancio e la strategia e l'inalienabilità. 
Meglio parlare di spazi dati all'industria e moli alle crociere sorvolando sul fatto che sia possibile proprio grazie allo svuotamento del senso stesso di questo arsenale

Fantasmi
Ed è l'alba del nuovo problema: a chi finiscono in mano gli spazi? È una gara silenziosa: fanno gola alle industrie, ai cantieri, così come fanno gola alla malavita
Eppure spettano ai cittadini, storicamente esposti ai rischi delle attività militari, limitati, privati di spazio e opportunità, sacrificati alle esigenze della Marina. Alle istituzioni spetta invece il ruolo di garantire il rispetto di certe precedenze. 

Ma a vedere chi può entrare in arsenale con gli yacht e con le navi, pare invece che l'attuale discrimine sia solo uno: il soldo. Se ne hai parecchi le porte dell'arsenale sono aperte, anzi apertissime, se sei un cittadino te ne devi stare fuori: è zona militare. 
Come cambiano i tempi, durante la Guerra Fredda si diceva che i militari fossero pronti a dare la vita per difendere la gente. Oggi vediamo che non sono pronti neanche a mettere i soldi per pulire dove hanno sporcato, per garantire ai cittadini quel che gli spetta e difenderli dalle speculazioni sempre in agguato. Ieri questioni di Difesa, oggi di denaro, che danneggiano la nostra vita quotidiana.

E visto che sembra ridursi tutto al gergo del denaro - un promemoria: la Marina Militare è in debito con gli spezzini. E se rimane un briciolo di dignità, non si può più evitare di saldare.


martedì 14 maggio 2013

Università in pericolo!

Il manifesto degli studenti

Gli studenti di Ingegneria nautica alla Spezia si stanno movimentando: vogliono impedire che il loro corso venga chiuso, perché qui da noi ci sono tutte le potenzialità per valorizzare espandere ed evolvere uno studio universitario che già ora risulta di livello internazionale. Perché è un assurdo far crescere qui una realtà così positiva per farla approdare via da Spezia in strutture meno avanzate e meno collegate a sbocchi lavorativi.

Una questione che riguarda anche le zone militari: da tempo la caserma Duca degli Abruzzi è stata individuata come il luogo adatto per una migliore sede universitaria. E sotto elezioni, sui giornali si leggeva della creazione di un'Accademia del Mare: oltre un'ala della caserma, alcuni spazi dell'arsenale si sarebbero aperti per offrire laboratori agli studenti.
Ottimo, anche perché è un perfetto punto d'incontro: i giovani sono il futuro e in questa città il futuro è oltre i muri militari. In un colpo solo - due passi avanti (dei molti da fare), alla faccia dell'immobile scenario che perdura da decenni, mentre il resto del mondo corre.
Basti pensare all'effetto ricostituente per il centro cittadino di una caserma vuota riconvertita a sede universitaria.  Ma tutto questo ora rischia di sfumare.

L'ala transennata della caserma Duca degli Abruzzi: cade a pezzi.
Una certa politica in confusione, che voleva trattenere a forza la portaerei Cavour per il suo solo equipaggio base (450 persone), oggi assiste inerte all'eventuale fine di Ingegneria nautica frequentata da più di 700 studenti. E, tanto per farci un'idea delle proporzioni, l'arsenale dà lavoro a circa 800 persone.

A Spezia i processi evolutivi si arenano, come per pessima tradizione. E gli unici che possono cambiare la tendenza sono gli spezzini, oggi, al fianco di studenti che arrivano qui anche da ogni parte d'Italia e del mondo. 
Da troppo tempo siamo abituati a pensare che “ghe penseà quarcün”, che “o faà quarcün autro”, ma la realtà è che non ci penserà e non lo farà nessun altro, se non noi cittadini.
Ognuno la sua (relativamente) piccola parte.

Giovedì alle 10.00 in piazza Brin: manifestazione per salvare l'università alla Spezia, ma, a ben vedere, per salvare tutta la città.



giovedì 9 maggio 2013

Crociere a misura di muro


Crociere in zona militare, ma per gli abitanti niente mare.


Ieri l'altro è arrivata una nave da crociera, se non fosse stata grande e bianca non se ne sarebbe accorto nessuno.
I turisti sono sfilati via con gli autobus appositi, col naso all'insù, appiccicati ai finestrini nel guardare il paese e il campanile. Chissà se un giretto, per curiosità, lo avrebbero fatto.

Ma basterebbe organizzarlo e proporlo. Certo, 150 anni di arsenale ci hanno dato un paese senza negozi, abbrutito. Ma che resiste ancora, caratteristico e originale: sincero. Ed è un bell'esempio della realtà che sta dietro lo slogan sulla vocazione industriale e la favola dell'indotto. Il fatto è che se non si ritorna a collegarlo al mondo, magari proprio tramite i turisti, non si può pensare di ridargli la vita e la luce che merita, così per magia.
Di contro la proposta che leggiamo sui giornali è di 'portare i corcieristi in giro per l'arsenale con bus scoperti', che non si schiaccino il naso contro il vetro per osservare da vicino i tetti in eternit. 

Ebbene sì: ci sono ambienti decisionali e/o politici che hanno la capacità incredibile di muoversi nella direzione opposta di quello che serve.
Possibile che nell'organizzare un'offerta turistica tra un impianto militare-industriale e un paese medievale non si pensi di comprendere entrambi? Visto che anche la storia li lega... Possibile che la scelta ricada sempre solo sull'altro lato del muro? Da generazioni?
E come nasce l'idea di far fare da guide turistiche ai dipendenti difesa, mentre frotte di spezzini per trovare un impiego sono costretti a trasferirsi? Qual è il criterio che spinge in questo modo a non creare nuovi posti di lavoro?
E non si può sventolare un'inferriata al posto del muro come quanto di meglio si possa fare per i cittadini. Siamo stanchi delle briciole di quel che ci spetta. Meno peggio “ingabbiati vivi” rispetto a “murati vivi”. Ma la farsa del meno peggio è solo continuare a negare ciò che è giusto.

È questa la svolta che si propaganda sui giornali: roba da far cadere le braccia.

È la prima nave, dovrà esserci il dialogo necessario per migliorare l'impostazione. Le crociere dovranno servire a ridare vita a un territorio inaridito, a rimettere in moto un motore economico fermo da troppo tempo, non a sfruttare aree militari in disuso lasciandole interdette alla popolazione.
Devono servire ad aprire gli spazi a una fruizione pubblica, non a chiuderli a vantaggio di interessi privati.

Se no, nulla cambia dal tenersi i moli semivuoti, occupati dal fantasma della Cavour.

mercoledì 13 febbraio 2013

Quel che La Nazione non pubblica

Due domenica fa, un articolo su La Nazione riportava le dichiarazioni dell'on. Andrea Orlando sulla questione aree militari. Neanche una parola sui problemi che i Murati Vivi evidenziano da due anni. E che sembravano interessare tanto l'onorevole.

Così abbiamo scritto alla Nazione (immagine qui a fianco)
E siamo stati pubblicati.

Orlando, in breve tempo, risponde. (foto sotto)

Su certi argomenti e insinuazioni della sua risposta abbiamo un po' di cose da dire. Riscriviamo subito (8 febbraio) alla Nazione.

Ma... i nostri, di argomenti, non troveranno spazio sul giornale, a cui va il nostro ringraziamento per il silenzio che è risucito ad attribuirci, qualunque sia il motivo, sulle sue pagine. 

Ecco la nostra risposta "persa". La pubblichiamo sul blog, con la preghiera ai lettori di diffonderla: sarebbe bello farla arrivare sì all'onorevole, ma rendendola leggibile tutti, come se fosse stata pubblicata su un quotidiano!
---"L'associazione “Murati Vivi” nasce dall'esigenza di veder rappresentate le aspirazioni dei cittadini ad un paesaggio di qualità, che produca lavoro e benessere, e di veder tutelati i propri diritti di salute e partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del territorio. Il movimento, nato dall'impegno di giovani e giovanissimi, si basa su una grande propositività ed il costante invito al confronto.

Proprio in quest'ottica richiedere chiarezza ai rappresentanti politici, come fatto con l'On. Orlando, risulta doveroso. Riteniamo che ricondurre ciò a veicolo d’espressione di “logiche polemiche di parte” sia invece un atto sbrigativo e superficiale. 
In questo senso,l'attività di stimolo è sempre stata volta al confronto positivo con la cittadinanza, l'Amministrazione e la Marina. Un'attività che, nel corso dei due anni di vita dell'Associazione, ha raccolto molti consensi e più di 5000 firme, destando interesse anche al di fuori dello spezzino. Ricordiamo tra le molte iniziative intraprese, la recente promozione di un concorso internazionale di idee “Arsenale 2062” insieme all'associazione fiorentina We Next, cui hanno partecipato ragazzi da tutto il mondo con i loro progetti, di cui a breve vedremo la pubblicazione con la proclamazione dei vincitori.

Dovremmo essere visti perciò come una risorsa e non come una spina nel fianco, specialmente da politici giovani come l’On. Andrea Orlando, al quale rinnoviamo l'invito al confronto e a non cristallizzare la propria posizione sulle suggestioni contenute nel suo “piano del 2007”. Conosciamo infatti il progetto cui si riferisce l'onorevole e sottolineiamo quanto esso, coi suoi 5 anni di vita, già senta il peso del tempo e soprattutto la mancanza di partecipazione dei cittadini nel formularlo, un elemento ormai irrinunciabile per qualsiasi proposta che si possa definire moderna e democratica, come già evidenziò la discussione nata a Cadimare durante la presentazione. La nostra richiesta è una maggiore trasparenza e nuove politiche di integrazione delle aspirazioni e delle esigenze dei cittadini, per evitare le “impasse” generate immancabilmente dallo scontro tra amministrazione, associazioni e comitati troppo spesso tenuti al margine del dibattito sul futuro della città.

Quanto all'accusa mossa dall'onorevole, equivocando a piacere le nostre parole, ribadiamo che un'associazione come la nostra, non può che essere centrata sul rispetto assoluto della persona, della salute e del lavoro. Sempre. In più le persone che lavorano in arsenale, che Orlando ci accusa di non rispettare, sono parenti, genitori e amici per tantissimi Murati Vivi e hanno il nostro rispetto e la nostra attenzione ogni giorno, non solo in campagna elettorale."---

sabato 9 febbraio 2013

Marola,procediamo verso la scomparsa.

In risposta alle parole del sindaco rilasciate alla redazione di città della Spezia.
Potete trovare l'articolo di riferimento QUI


In tempo di campagna elettorale nazionale va di moda che anche i politici locali millantino successi. Non fanno eccezione le recenti dichiarazioni sull' “accademia del mare” rilasciate dal Sindaco della Spezia.
Riteniamo però inaccettabile che, parlando di progetti per le aree militari spezzine, si salti a pie' pari la grave situazione di Marola. Vediamo grande sfoggio di attenzione per aziende, poli tecnologici e universitari, ma poche parole per i borghi schiacciati dal muro dell'arsenale. Così poche, frettolose e vuote da risultare imbarazzanti.
I Marolini sono stati tralasciati: è un dato di fatto. Se così non fosse il primo cittadino sarebbe stato in grado di articolare almeno due, tre frasi al riguardo.
Dall'iniziale sostegno si è passati alla totale assenza di appoggio da parte del Comune per la proposta e la "battaglia" dei Murati Vivi. È bene dirlo chiaramente.
Un'evoluzione e un'apertura sulla caserma Duca degli Abruzzi e sull'ospedale militare sono certo positive, per quanto ancora solo a parole. Ma rimane il fatto che è la liberazione del fronte mare ad essere centrale per il futuro della città. Non puntare alla restituzione del litorale è continuare ad adattarsi nel recinto in cui ci rinchiude la Marina Militare.
In più, evitare l'argomento centrale del problema aree militari, mentre si propagandando successi sul tema, è tradire le aspettative e le richieste dei cittadini, in modo, tra l'altro, grossolano.
Da due anni i Murati Vivi propongono una restituzione di zone militari che darebbe alla Spezia e al golfo intero un ulteriore e nuovo canale di sviluppo, dove il mare e la città siano diretti protagonisti. E il tutto senza consumo di territorio o di mare, senza perdere un solo posto di lavoro in arsenale, senza intaccare le "attività" della Marina. Poche occasioni di sviluppo hanno caratteristiche così positive. Sarebbe un successo eccezionale per tutti, ma evidentemente un simile progetto non è nell'agenda degli attuali vertici politici e militari alla Spezia. Per disinteresse verso i cittadini o per incapacità.
Speriamo di non dover attendere anche un Comune e una Marina Militare eccezionali per essere davvero ascoltati, dato che basterebbero istituzioni nella norma, che fanno il loro dovere.
Murati Vivi



venerdì 14 dicembre 2012

Precisazioni

Dal Blog di Marco Grondacci in relazione ai documenti forniti dal Comune di La Spezia rigurdanti il cantiere  di demolizione aperto davanti al paese. 

Qui potete trovare il post di riferimento



Dopo settimane di pressanti richieste da parte della Associazione Murati VIVI, di singoli cittadini di Marola, di associazioni ambientaliste e di consiglieri Comunali  della lista Guerri e  5stelle….il Comune ha prodotto una documentazione assolutamente insufficiente per chiarire responsabilità, competenze e stato autorizzatorio nella vicenda del cantiere “improvvisato” di demolizione navale di fronte alla scuola elementare di Marola.

Vediamola questa documentazione (per il testo integrale vedi QUI)....... 


COMUNICAZIONI DEL COMUNE: UN ESERCIZIO DI R IMOZIONE DELLE PROPRIE RESPONSABILITÀ

Prima affermazione  dell’Ufficio Ambiente del Comune:
trattandosi di una attività svolta all’interno di base navale, questa Amministrazione non ha alcuna competenza al rilascio di qualsivoglia autorizzazione”.
Dichiarazione reticente; infatti avendo l’attività prodotto emissioni anomale nella zona di competenza comunale, comprendente addirittura una scuola, il Sindaco nella sua qualità di Ufficiale di Governo  considerati i rischi diretti sulla popolazione civile, poteva  verificare la possibilità di esercitare i propri poteri di prevenzione sanitaria (ai sensi del TU leggi sanitarie)  previa diffida e successiva ordinanza di divieto  a continuare l’attività di demolizione. Invece alla fine sono state le stesse Autorità Militari come vedremo a "sbaraccare"  il cantiere in fretta e furia!



IL DOCUMENTO PRODOTTO DAL COMUNE: UN COMPITINO SU QUELLO CHE E' STATO CHIESTO…… E NON E' STATO OTTENUTO!

La nota di servizio del Corpo di Polizia Municipale dimostra soltanto che i vigili sono andati sul posto e che hanno chiesto chiarimenti…..TUTTO QUI!
In cosa sono consistiti questi chiarimenti ottenuti dai Vigili Urbani?  Nel venire a conoscenza che:
1. la ditta che si è occupata di avviare l’attività dell’improvvisato cantiere di demolizione ha avuto l’area, interessata dai lavori, in permuta,
2. è stato redatto il Piano di interferenza DUVRI.
Niente altro! Il tutto in oltre tre settimane di tempo!!!

Già la questione della permuta è ambigua  un cantiere di demolizione navale deve essere autorizzato in un area appositamente adibita con sistemi adeguati di prevenzione delle emissioni che dal cantiere potrebbero provenire. Invece qui si lavora in questo modo: tieni beccati quest’area e comincia a lavorare……. Sic!

DUVRI è l’acronimo di  Documento Unico di Valutazione dei rischi di Interferenza. Si tratta di un documento previsto dal Testo Unico per la sicurezza negli ambienti di lavoro (articolo 26 DLgs 81/2008).  Cosa si intende per interferenza? Vediamolo subito:  “Si parla di interferenza nella circostanza in cui si verifica un contatto rischioso tra il personale del  committente e quello dell’appaltatore o tra il personale di imprese diverse che operano nella stessa  sede aziendale con contratti differenti” (Determinazione autorità vigilanza n. 3 del 5 marzo 2008).” 

Si tratta quindi di un documento utile ed importante (se redatto correttamente) per capire le modalità di lavoro interne al cantiere ma non esaustivo delle richieste di informazione avanzate da Murati Vivi , consiglieri comunali e singoli cittadini.



COSA DOVEVANO PUBBLICARE LE AUTORITÀ COMPETENTI CIVILI E MILITARI

Voglio ricordare cosa è stato chiesto alle autorità competenti nelle loro diverse funzioni: Comune, ASL, Arpal, Marina Militare e ditta che gestiva il cantiere.

1. Le autorizzazioni alle emissioni aeriformi: ai sensi dell’articolo 269 del DLgs 152/2006, infatti trattandosi di attività non rientranti nelle attività di difesa nazionale ad essa si applica la normativa ambientale ordinaria (come affermato dal DLgs 66/2010 Codice dell’ordinamento militare);
2. Il provvedimento, della autorità militare preposta, relativo alla Dichiarazione della tipologia di rifiuto prodotto dalla attività di demolizione ai sensi del Decreto Ministero Difesa 22 ottobre 2009;
3. l’autorizzazione alla gestione dei rifiuti prodotti dalla attività di demolizione della nave, rifiuti che possono essere classificati come pericolosi (voce GC 030, prevista dall’allegato III al Regolamento (CE) n. 1013/2006  - testo e commento vedi QUI);
4. la documentazione che dimostri il rispetto delle norme sul deposito temporaneo dei rifiuti prodotti ai sensi del DM 22 ottobre 2009;
5. i verbali degli avvenuti controlli effettuati dal’ASL nel cantiere in oggetto;
6. i verbali di qualsiasi altra autorità di controllo sulle modalità di svolgimento delle attività del cantiere in oggetto. In particolare alla luce della documentazione prodotta dal Comune risulta che in data 20/11/2012 (Marivigilanza) e in data 23/11 (Capitaneria di Porto) hanno effettuato ispezioni i cui risultati non sono  stati forniti pubblicamente.

NESSUNO DOCUMENTO DI MERITO È STATO FORNITO AI CITTADINI

Nessuno di questi documenti è stato fornito, non solo ma la comunicazione dell’Ufficio Ambiente del Comune alla quale è allegata la nota dei Vigili Urbani sopra richiamata, non spiega come invece dovrebbe fare , quali sono le reali competenze e distinzioni di funzioni tra autorità civili e militari, lasciando completamente nel dubbio i cittadini che invece vogliono essere rassicurati su chi fa e cosa nel campo della prevenzione del rischio salute e ambiente.

MA LA LEGGE COSA PERMETTE CHE VENGA PUBBLICATO?

Trattandosi di tematica ambientale la normativa applicabile è il decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 195 in attuazione della direttiva comunitaria 2003/4/CEE.
Questo Decreto Legislativo contiene una concezione larga di informazione accedibile per cui addirittura è accedibile non solo il semplice documento (autorizzazione) ma anche “i dati ricavati dal monitoraggio di attività che incidono o possono incidere sull’ambiente” (articolo 7 Direttiva 2003/4/CEE),  quindi ancor di più sono accedibili i verbali di controllo su attività potenzialmente inquinanti. 
Inoltre nessuno degli atti/documenti richiesti rientrava tra le categorie generali non accedibili elencate dall’articolo 5 del citato DLgs 195/2005 (vedi QUI). 


Il furbino funzionario comunale di turno potrebbe dire: "si ma quelli in mano alle autorità militari non sono accedibili dal pubblico"….SBAGLIATO!  Il primo comma dell’articolo 368 del Dlgs 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare) prevede che ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 195/2005, l'accesso all'informazione ambientale è negato quando la divulgazione dell'informazione reca pregiudizio alla difesa nazionale. Ora mi pare ovvio che la documentazione richiesta non riguardasse di certo informazioni che potevano pregiudicare la difesa nazionale, tanto più che per ammissione delle stesse Autorità Militari (vedi nota Vigili Urbani Comune di Spezia) la bettolina non era classificata come nave militare ma di supporto alle navi militari.


CONCLUSIONI: NESSUNA PREVENZIONE NESSUNA TRASPARENZA…..SOLO FUGHE PRECIPITOSE  

Non solo le Autorità civili sono intervenute in ritardo nei controlli e solo dopo innumerevoli sollecitazioni dei cittadini, ma a tutt’oggi non è stato prodotto alcun documento che dimostri la veridicità delle affermazioni sulla non pericolosità della attività svolta nell’improvvisato cantiere.
Infine ad ulteriore dimostrazione che le cose  non erano e non sono per niente chiare c’è stato l’improvviso “sbaraccamento” del cantiere da parte delle Autorità Militari. Domanda: se l’attività era in piena regola perché il cantiere è stato rimosso prima della fine dei lavori? 


LA FUGA A VOLTE NON E’ AMMISSIONE DI RESPONSABILITÀ MA E’ SICURAMENTE AMMISSIONE DI ARROGANZA (io non spiego nulla e me ne vado) E DI CONFUSIONE E, ARROGANZA E  CONFUSIONE,  SONO PERICOLOSE QUANDO SI TRATTA  DI  CONTROLLARE ATTIVITÀ POTENZIALMENTE INQUINANTI E PERICOLOSE PER LA SALUTE E L’AMBIENTE.

lunedì 3 dicembre 2012

Il polverone

Il polverone è un polverone.
C'è chi lo alza tagliando lamiere e chi lo crea per fermare la fiamma ossidrica che riduce a pezzi tutto, anche noi stessi, legati alle nostre case e appesantiti dall'odore acre di sporco.
Cosa dirà il Sindaco che pensa sempre ai bei tempi,cosa dirà difronte a questo schiaffo che la Marina Militare spalma sul nostro futuro.
Un sindaco che non parla nel polverone per non rischiare di dare un pugno alla persona sbagliata.
Nel polverone c'era anche quel bambino affascinato,durante l'ora di italiano,dalle ruspe che tranciano il ferro come burro e dalle fumate blu che riempiono il cielo.
Riempiono il cielo di responsabilità e di fatti oscuri che succhiano la vita della gente.
In che mondo siamo  se esperti e uomini d'onore ci dicono che è possibile non avere rispetto delle persone se ciò che ci divide da loro è un muro,una zona militare e strategica.
Strategica come la bettolina che si trascinava sul cemento come una balena sfinita.
Strategica e compatibile con la ricreazione di una scuola materna.
C'era di tutto nel polverone,anche noi, dispersi in uffici pieni di fantasmi che si giustificavano riempiendoci di numeri inesistenti e sbagliati.
Murati Vivi che si risentivano, finalmente, in paese, a imprecare e attaccare la solita chiamata al rispetto,rispetto di Maoa e di chi riempie le case della borgata senza mare.
L'ammiraglio che nel polverone non si saprà mai che parte faceva,se quella del comandante che salva i passeggeri o quella del passeggero che aspetta di scendere.
Nei discorsi che risaltavano nelle stanze del palazzo non si parlava di bambini, non si parlava di buon senso....si parlava di demolizioni a norma di legge.
Legge che dovrebbe aiutare quel genitore che porta il figlio a scuola costringendolo a respirare un po di Bettolina.
Nel polverone ci siete anche voi che giudicate il nostro integralismo con superficialità e vi permettete di stuprare quello che ci appartiene.












 



lunedì 12 novembre 2012

La bettolina dell'amore


Una piccola e sporca love boat, perché tra Marina Militare e Spezia è proprio amore. A prima vista: dal tempo delle demolizioni di case e chiese, fino a oggi.
Cos'è una bettolina? È un battello per il trasporto di carburante e il rifornimento delle navi, una sorta di chiatta grossa e sgraziata che fa da benzinaio.
La bettolina se ne stava ormeggiata di fronte a Campo in Ferro, altro luogo simbolo di un atto d'amore e rispetto verso abitanti e ambiente; produceva ruggine con successo quando una delle recenti piogge l'ha fatta colare a picco.
Recuperata dal fondo, viene portata di fronte a Marola alla banchina carbone che, ci disse il Ministero della Difesa, è un'area "pienamente utilizzata per l'ormeggio di navi in disarmo". Nonostante tutto questo pieno utilizzo, hanno trovato modo e tempo per predisporre la demolizione della bettolina.

In Italia non si possono demolire imbarcazioni in un luogo scelto a piacere, esiste una rigidissima normativa. E la banchina carbone non è certo una scelta possibile. Ma ancora: sul posto non ci sono aspiratori per abbattere l'inquinamento da polveri su un mezzo che è lecito ritenere contenga amianto, non c'è stata pulizia e bonifica dai residui di carburante, come testimoniano gli spruzzi e le fiammate innescate dagli strumenti per il taglio delle lamiere. La gru opera come un dinosauro: il braccio meccanico sbrana letteralmente la carcassa del mezzo, strappando a morsi la bettolina.
Alcuni marolini, che si godevano il panorama, testimoniano la solitudine dell'operaio che lavora alla demolizione, in costrasto con le norme per la sicurezza sul lavoro. I rottami masticati vengono poi gettati lì accanto, a emulare i mai bonificati splendori di Campo in Ferro.



Il tutto di fronte all'asilo e alla scuola elementare del paese. Non solo perché è sano, ma perché è anche educativo, vero? Ma almeno i bambini avranno le idee più chiare rispetto a tanti politici adulti sul concetto di decenza e sul reale significato del "nuovo patto tra città e MM", sbandierato come già positivamente in corso. Oppure il curioso concetto di "simbiosi" tra città e MM.

A Marola aggiungiamo un'altra tacca al conteggio degli atti d'amore della Marina verso gli abitanti, come già per i depositi di carburante scavati sotto al paese o le installazioni sotterranee divenute discariche di amianto alla buona, lo scandalo di Campo in Ferro con le lettere che negavano l'inquinamento, il muro, il sequestro del mare, il blocco della processione del Santo Patrono... e si potrebbe andare avanti per 150 anni.

Dubitiamo che la Marina Militare abbia un elenco simile o semplicemente un'idea plausibile di rapporto con la popolazione: chi di dovere avrebbe capito da tempo che è necessario invertire la rotta.

Una semplice questione di civiltà.

martedì 6 novembre 2012

Una misteriosa simbiosi


Un giornale cartaceo ci informa che domenica, 4 novembre, è avvenuta una "simbiosi" tra Forze Armate e città.
Meno male hanno fatto l'articolo. Da Marola infatti non si vedeva la simbiosi, complice il muro troppo alto, evidentemente. Strano perché una collaborazione proficua, con vantaggi reciproci, tra una città e un'intera Forza Armata si dovrebbe vedere nonostante i muri di cemento.
Avranno aperto la sede per l'università in qualche caserma vuota? Avranno aperto l'ospedale militare (vuoto) magari con qualche macchina medicamentosa che manca alla Spezia?
Magari un accordo sulla bonifica di Campo in Ferro?
No: una cerimonia, l'entrata gratis al museo navale, la visita a qualche nave e una passata di propaganda per i più piccoli alla piscina Mori. (Vanno educati da piccoli alla simbiosi, si sa)

E dov'è la collaborazione e il vantaggio per la città? Cosa ha fatto la Marina per ingombrare meno costa e territorio con le sue aree in disuso? Cosa porta una giornata con un po' di turismo militare e, alla meno peggio, nautico-museale? Uh, immaginiamo le ricadute positive di una simile "simbiosi" di basso profilo e a senso unico... e il famoso "indotto" a cui siamo abituati.

Shhh! Non rompete l'incantesimo! l'importante è dirlo: a Spezia con la marina militare va tutto bene.
Magari per magia le parole diventano realtà! Vi ricordate La Russa? "Non voglio più sentire che a Spezia c'è una città nella città (l'arsenale)" e con questo si sarebbe risolto tutto. Ma solo se l'ex ministro della Difesa fosse stato Mago Merlino in incognito.

Di fronte ai tanti problemi segnalati dai cittadini, alcuni gravissimi, la Marina Militare ha coscienziosamente reagito con prontezza, come si confà a una organizzazione altamente operativa. Ad esempio inviando la banda musicale alla fiera di S.Giuseppe. La cosa, si capisce, ha risolto un sacco di problemi. Quasi sembra impossibile che si potesse vivere a Spezia prima di questa operazione sonora...

Non c'è da stupirsi; il rapporto con le popolazioni vissuto dalle forze armate è stato spesso utilitaristico: imbonirle e "farsele amiche". Poteva andare peggio. Potevano offrirci specchietti e perline. Invece panem et circenses alla spezzina maniera. Missione coronata con successo e ben poco impegno per oltre un secolo. Ma ormai qui di panem non ne passano più, sono rimasti i circenses che, in mancanza di meglio, ci tocca sorbire.

Così si è passati da "la Marina ha fondato Spezia" a "adattamenti reciproci" sino alla "simbiosi" per articoli di giornale: il lento tramonto di un circo che ha sempre puntato sul passato, spesso inventato, non avendo nulla da offrire nel presente, se non problemi.
Ora: quanto deve ancora andare avanti la bolla in cui galleggia la questione aree militari? Più si aspetta e peggio è. Occorrono soluzioni vere, bonifiche vere, fronti mare veri e vivibili. Non farsette da propaganda anni '50 sui giornali.

Intanto il muro fa mostra di sé, i tetti in eternit pure. E poco oltre occhieggia la discarica di arsenico, PCB, olio e mercurio. C'è nostalgia per l'uranio impoverito che era stato buttato lì, in quello che fu uno dei luoghi più belli del Golfo, a pochi passi da un paese che tra filo spinato e cemento sembra un quartiere di Belfast.

Che simbiosi stupenda.