sabato 25 gennaio 2014

Navi, veleni, armi: il caso La Spezia.

Si è tenuto il 23 gennaio scorso l'incontro pubblico organizzato da Legambiente (che ringraziamo per l'invito e per il costante appoggio) sul terribile caso delle navi dei veleni, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria al Capitano Natale De Grazia, avvelenato durante il suo tragitto verso Spezia, città che conosceva bene e dove stava venendo ad indagare sui traffici di rifiuti.
Di quasi tutti gli interventi, interessantissimi e forti, si può trovare facilmente traccia sul web, nei siti della stampa locale.
Del nostro, invece, no. Capita. Siccome però ci teniamo a dare al meglio il nostro piccolo contributo a fianco di altri ben più grandi contributori, lo riscriviamo qui a grandi linee.

Campo in Ferro - Panorama.
 -Campo in Ferro e la sua sporca storia, discarica sempre dimenticata di fronte all'ecomostruosità di Pitelli, perché in zona militare, in zona da troppo tempo dimenticata dalla memoria e dalla coscienza collettiva locale. E ancora oggi facile da dimenticare. Ma c'è. Con il suo curriculum di uranio impoverito, amianto, sorgenti radioattive, materiale contaminato dalle radiazioni, olii e idrocarburi come se piovessero con concetrazioni migliaia di volta sopra il limite consentito per le aree industriali. Tutto inquinato fin sotto il livello del suolo, fin sotto il livello del mare. Mare che non è solo a due passi, ma che sarebbe la vera condizione naturale di quel tratto di costa: la punta della Polla di Cadimare, dove la risorgiva d'acqua dolce continua a sgorgare sotto l'interramento di rifiuti con effetti che è elementare dedurre.
I teli stesi su Campo in Ferro, dopo la rimozione dei rifiuti di superficie, possono evitare che le sostanze siano dilavate in mare dalla pioggia o che evaporino finendo nei nostri polmoni, ma sicuramente non fermano l'acqua che sgorga da sotto terra e arriva al mare filtrando dal cuore nascosto della discarica.
Si stima che la bonifica richieda 10 milioni di euro. Una bonifica che dovrebbe essere a carico della Marina Militare e che, come conseguenza, non ha mai avuto minimamente luogo. Dopo proposte di tombamento, la Marina oggi al massimo vagheggia di vari metodi di bonifica che non sempre prevedono la rimozione degli inquinanti.

Campo in Ferro - inquinanti tra case mare.
È pertanto ancora più amaro accogliere alla Spezia un nuovo cittadino, sì, ma dolorosamente alla memoria; un uomo in divisa che è stato assassinato perché adempiva al proprio dovere. Perché altri uomini in divisa, che i Murati Vivi hanno incontrato in tre anni, del dovere ben meno rischioso di pulire e difenderci dai rifiuti parlano invece controvoglia (se ne parlano). E in 11 anni non hanno fatto ancora nulla in proposito.
La scusa è che mancano soldi, ma a ben vedere il viaggio della "portaerei" Cavour, che fa da bancherella per armi e altre mercanzie tra Golfo Persico e Africa, costa 7 milioni. Senza dimenticare la vergognosa ricerca all'ultimo minuto di bambini bisognosi, per dare una parvenza umanitaria al viaggetto.
Non era meglio spenderli per un 70% di bonifica qui? Ma sappiamo che le priorità in certi ambienti sono altre.
Così come sappiamo che un ufficiale come De Grazia ci rappresenterebbe, altri ufficiali davvero no.-

martedì 21 gennaio 2014

Intervista a Freud

I cambiamenti sono sempre una fase delicata per le persone. a volte i territori cambiano di colpo senza dare il tempo di metabolizzare i mutamenti. Un muro psicologico, ad esempio, continua ancora oggi a dividere l'est e l'ovest della Germania. Consci dell'importanza del fattore psicologico nei processi di cambiamento di intere città e territori, abbiamo pensato di chiedere un parere direttamente a Sigmund Freud.


Murati Vivi - professor Freud, cosa si può dire dell'attuale situazione alla Spezia, siamo pronti a pensare e vivere un cambiamento così importante e carico di potenzialità come la restituzione alla fruizione pubblica delle aree militari inutilizzate dalla marina?

Freud - La città ospita due linee di pensiero, una che è pronta e vuole il cambiamento e lo dichiara apertamente. L'altra che  invece non è assolutamente pronta e cerca in tutti i modi di negare le trasformazioni che sono già in atto.

MV - ma se sono già in atto, come si può negarle?

F - Basta non farlo apertamente, utilizzare scuse vaghe, come non meglio precisate questioni strategiche, impossibilità burocratiche o facendo lo scaricabarile per le competenze. Se messi alle strette si può arrivare a dire che una realtà diversa dall'attuale non può esistere, invocando ogni alternativa come un'utopia. Si tratta di un comportamento tipico e molto comune dettato dalla paura che ogni cambiamento genera.

MV - ma ad un certo punto si deve per forza accettare una realtà che cambia...

F - Di solito, ma non è detto. ad esempio al cadere dei regimi vi sono persone che si chiudono nel passato e contnuano a vivere come se nulla fosse cambiato. Potrebbe succedere anche da voi alla Spezia.

MV - speriamo di no! e come possiamo capire a che punto di chiusura sono le persone che rifiutano il cambiamento palese?

F - Dalle dichirazioni sui giornali si possono cogliere interessanti segnali. non per quello che viene detto...
che è prevedibile e vuoto come i dialoghi di una fiction. ma per quello che, involontariamente, si comunica tra le righe. Ad esempio ricordo di aver colto un segnale curioso: le critiche sull'attuale situazione delle zone militari sono state definite da qualcuno "solito tormentone contro la marina".

MV - sembra solo una frase per non entrere nel merito, l' "astuzia" che abbiamo visto usare spesso in tv da vari politici: "ma è il solito argomento!" e non si risponde.
ma non si può invocare la noia quando ti ricordano che c'è un problema irrisolto. è un vecchio trucco e pure un errore argomentativo. e poi il lavoro dei politici e rappresentanti delle istituzioni dovrebbe essere ascoltare e cercare soluzioni...


F - Sì, sì. Mi spiego meglio: non esiste alla Spezia nessun tormentone contro la marina, ne parlate più intensamente da appena tre anni e sempre in modi diversi, la cosa interessante è che qualcuno arrivi a inventarsi che esista, un tormentone!
Questa invenzione ci dice già tantissimo: chi fa simili dichiarazioni ci crede! Sente davvero il tormentone. Che se ne parli poco o niente in molti, ufficiali o ex-ufficiali di marina, sentono continuamente il tormento di una richiesta della popolazione, dovunque siano, qualunque cosa facciano. Non riescono più a far finta come un tempo che il problema non esista, si sentono accerchiati. sono incalzati da una preoccupazione enorme al riguardo. E sappiamo che la preoccupazione è tanto più grande quanto è più lunga la coda di paglia.

MV - in effetti quando in arsenale crescono i pini sui tetti, quando esistono realtà turistico-balneari in zone militari proibite agli spezzini come a Maralunga, la coda di paglia deve essere chilometrica. aree strategiche le chiamano. che certo la forza armata non è disposta a cedere... se no dove vanno al mare? invece la discarica di campo in ferro sono pronti a restituirla subito così com'è, guarda caso.

F - Scelte dettate dallo spirito di abnegazione nel servire la Patria, da nobiltà di intenti. non c'è dubbio! [ride]

MV - la nostra preoccupazione invece è che dopo tre anni di sensibilizzazione sul problema, non sia cambiato nulla...

F - Al contrario, in tantissime dichiarazioni trovo il segno che c'è molto di nuovo nella vostra città. Soprattutto per i tanti che fino all'anno scorso andavano  in giro a dire (e ci credevano davvero!) che "Spezia era stata fondata dalla marina". Questo sì un vero tormentone tradizionale, forse retaggio di sogni di grandezza simil-coloniali... Era una storia falsa. E le storie false si inventano per fare una bella figura che non si merita: segno di forte insicurezza, di bisogno di una legittimazione evidentemente impossibile di fronte alla storia, ma così agognata da ricorrere alla bugia. Questo modo di dire è scomparso lasciando tutta una serie di persone prive di una stampella psicologica importante.

MV - e l'altro vero tormentone spezzino "la marina ci ha dato da mangiare"?

F - È diventato una rarità e sta assumendo un tono sarcastico e irriverente, tipico dell'ironia locale. Anche perché mi pare che col cibo abbiano servito pure l'amianto...
Con questi due esempi voglio sottolineare che la questione è delicata, per queste persone si tratta di un momento psicologicamente tragico: in molti si vedevano alla Spezia come degli pseudofondatori e benefattori, si sentivano di aver portato civiltà e cibo in una terra di selvaggi affamati -anche se in cuore avevano in realtà il dubbio che il golfo fosse abitato ai tempi.- e poi, ops, all'improvviso non è più vero. Costretti ad aprire gli occhi sulla realtà, non solo non si sentono più fondatori ma scoprono di aver distrutto, espropriato e inquinato. E oggi si sentono additati come chi occupa troppi posti in un locale pieno, dicendo che aspetta amici. amici che non arrivano mai. Amici che, a un certo punto, sarà chiaro che non esistono.

MV - in realtà attendono con terrore il momento in cui qualcuno, terminata la pazienza, si prederà i posti occupati fino ad allora senza motivo. un momento che arriverà per certo. ma che tenteranno di rimandare il più possibile.

F - Esattamente.

MV - come ci consiglia di interagire con questa mentalità?

F - Cercheranno di rifuggire ogni interazione per prendere tempo. Per il loro bene non andrebbero assecondati. In realtà vogliono semplicemente stare tranquilli, fate loro capire che la vita potrà solo migliorare con la restituzione delle aree inutilmente occupate dalla marina e ricordate che più si agitano e si inalberano e più vi stanno inconsciamente chiedendo aiuto.