venerdì 14 dicembre 2012

Precisazioni

Dal Blog di Marco Grondacci in relazione ai documenti forniti dal Comune di La Spezia rigurdanti il cantiere  di demolizione aperto davanti al paese. 

Qui potete trovare il post di riferimento



Dopo settimane di pressanti richieste da parte della Associazione Murati VIVI, di singoli cittadini di Marola, di associazioni ambientaliste e di consiglieri Comunali  della lista Guerri e  5stelle….il Comune ha prodotto una documentazione assolutamente insufficiente per chiarire responsabilità, competenze e stato autorizzatorio nella vicenda del cantiere “improvvisato” di demolizione navale di fronte alla scuola elementare di Marola.

Vediamola questa documentazione (per il testo integrale vedi QUI)....... 


COMUNICAZIONI DEL COMUNE: UN ESERCIZIO DI R IMOZIONE DELLE PROPRIE RESPONSABILITÀ

Prima affermazione  dell’Ufficio Ambiente del Comune:
trattandosi di una attività svolta all’interno di base navale, questa Amministrazione non ha alcuna competenza al rilascio di qualsivoglia autorizzazione”.
Dichiarazione reticente; infatti avendo l’attività prodotto emissioni anomale nella zona di competenza comunale, comprendente addirittura una scuola, il Sindaco nella sua qualità di Ufficiale di Governo  considerati i rischi diretti sulla popolazione civile, poteva  verificare la possibilità di esercitare i propri poteri di prevenzione sanitaria (ai sensi del TU leggi sanitarie)  previa diffida e successiva ordinanza di divieto  a continuare l’attività di demolizione. Invece alla fine sono state le stesse Autorità Militari come vedremo a "sbaraccare"  il cantiere in fretta e furia!



IL DOCUMENTO PRODOTTO DAL COMUNE: UN COMPITINO SU QUELLO CHE E' STATO CHIESTO…… E NON E' STATO OTTENUTO!

La nota di servizio del Corpo di Polizia Municipale dimostra soltanto che i vigili sono andati sul posto e che hanno chiesto chiarimenti…..TUTTO QUI!
In cosa sono consistiti questi chiarimenti ottenuti dai Vigili Urbani?  Nel venire a conoscenza che:
1. la ditta che si è occupata di avviare l’attività dell’improvvisato cantiere di demolizione ha avuto l’area, interessata dai lavori, in permuta,
2. è stato redatto il Piano di interferenza DUVRI.
Niente altro! Il tutto in oltre tre settimane di tempo!!!

Già la questione della permuta è ambigua  un cantiere di demolizione navale deve essere autorizzato in un area appositamente adibita con sistemi adeguati di prevenzione delle emissioni che dal cantiere potrebbero provenire. Invece qui si lavora in questo modo: tieni beccati quest’area e comincia a lavorare……. Sic!

DUVRI è l’acronimo di  Documento Unico di Valutazione dei rischi di Interferenza. Si tratta di un documento previsto dal Testo Unico per la sicurezza negli ambienti di lavoro (articolo 26 DLgs 81/2008).  Cosa si intende per interferenza? Vediamolo subito:  “Si parla di interferenza nella circostanza in cui si verifica un contatto rischioso tra il personale del  committente e quello dell’appaltatore o tra il personale di imprese diverse che operano nella stessa  sede aziendale con contratti differenti” (Determinazione autorità vigilanza n. 3 del 5 marzo 2008).” 

Si tratta quindi di un documento utile ed importante (se redatto correttamente) per capire le modalità di lavoro interne al cantiere ma non esaustivo delle richieste di informazione avanzate da Murati Vivi , consiglieri comunali e singoli cittadini.



COSA DOVEVANO PUBBLICARE LE AUTORITÀ COMPETENTI CIVILI E MILITARI

Voglio ricordare cosa è stato chiesto alle autorità competenti nelle loro diverse funzioni: Comune, ASL, Arpal, Marina Militare e ditta che gestiva il cantiere.

1. Le autorizzazioni alle emissioni aeriformi: ai sensi dell’articolo 269 del DLgs 152/2006, infatti trattandosi di attività non rientranti nelle attività di difesa nazionale ad essa si applica la normativa ambientale ordinaria (come affermato dal DLgs 66/2010 Codice dell’ordinamento militare);
2. Il provvedimento, della autorità militare preposta, relativo alla Dichiarazione della tipologia di rifiuto prodotto dalla attività di demolizione ai sensi del Decreto Ministero Difesa 22 ottobre 2009;
3. l’autorizzazione alla gestione dei rifiuti prodotti dalla attività di demolizione della nave, rifiuti che possono essere classificati come pericolosi (voce GC 030, prevista dall’allegato III al Regolamento (CE) n. 1013/2006  - testo e commento vedi QUI);
4. la documentazione che dimostri il rispetto delle norme sul deposito temporaneo dei rifiuti prodotti ai sensi del DM 22 ottobre 2009;
5. i verbali degli avvenuti controlli effettuati dal’ASL nel cantiere in oggetto;
6. i verbali di qualsiasi altra autorità di controllo sulle modalità di svolgimento delle attività del cantiere in oggetto. In particolare alla luce della documentazione prodotta dal Comune risulta che in data 20/11/2012 (Marivigilanza) e in data 23/11 (Capitaneria di Porto) hanno effettuato ispezioni i cui risultati non sono  stati forniti pubblicamente.

NESSUNO DOCUMENTO DI MERITO È STATO FORNITO AI CITTADINI

Nessuno di questi documenti è stato fornito, non solo ma la comunicazione dell’Ufficio Ambiente del Comune alla quale è allegata la nota dei Vigili Urbani sopra richiamata, non spiega come invece dovrebbe fare , quali sono le reali competenze e distinzioni di funzioni tra autorità civili e militari, lasciando completamente nel dubbio i cittadini che invece vogliono essere rassicurati su chi fa e cosa nel campo della prevenzione del rischio salute e ambiente.

MA LA LEGGE COSA PERMETTE CHE VENGA PUBBLICATO?

Trattandosi di tematica ambientale la normativa applicabile è il decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 195 in attuazione della direttiva comunitaria 2003/4/CEE.
Questo Decreto Legislativo contiene una concezione larga di informazione accedibile per cui addirittura è accedibile non solo il semplice documento (autorizzazione) ma anche “i dati ricavati dal monitoraggio di attività che incidono o possono incidere sull’ambiente” (articolo 7 Direttiva 2003/4/CEE),  quindi ancor di più sono accedibili i verbali di controllo su attività potenzialmente inquinanti. 
Inoltre nessuno degli atti/documenti richiesti rientrava tra le categorie generali non accedibili elencate dall’articolo 5 del citato DLgs 195/2005 (vedi QUI). 


Il furbino funzionario comunale di turno potrebbe dire: "si ma quelli in mano alle autorità militari non sono accedibili dal pubblico"….SBAGLIATO!  Il primo comma dell’articolo 368 del Dlgs 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare) prevede che ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 195/2005, l'accesso all'informazione ambientale è negato quando la divulgazione dell'informazione reca pregiudizio alla difesa nazionale. Ora mi pare ovvio che la documentazione richiesta non riguardasse di certo informazioni che potevano pregiudicare la difesa nazionale, tanto più che per ammissione delle stesse Autorità Militari (vedi nota Vigili Urbani Comune di Spezia) la bettolina non era classificata come nave militare ma di supporto alle navi militari.


CONCLUSIONI: NESSUNA PREVENZIONE NESSUNA TRASPARENZA…..SOLO FUGHE PRECIPITOSE  

Non solo le Autorità civili sono intervenute in ritardo nei controlli e solo dopo innumerevoli sollecitazioni dei cittadini, ma a tutt’oggi non è stato prodotto alcun documento che dimostri la veridicità delle affermazioni sulla non pericolosità della attività svolta nell’improvvisato cantiere.
Infine ad ulteriore dimostrazione che le cose  non erano e non sono per niente chiare c’è stato l’improvviso “sbaraccamento” del cantiere da parte delle Autorità Militari. Domanda: se l’attività era in piena regola perché il cantiere è stato rimosso prima della fine dei lavori? 


LA FUGA A VOLTE NON E’ AMMISSIONE DI RESPONSABILITÀ MA E’ SICURAMENTE AMMISSIONE DI ARROGANZA (io non spiego nulla e me ne vado) E DI CONFUSIONE E, ARROGANZA E  CONFUSIONE,  SONO PERICOLOSE QUANDO SI TRATTA  DI  CONTROLLARE ATTIVITÀ POTENZIALMENTE INQUINANTI E PERICOLOSE PER LA SALUTE E L’AMBIENTE.

lunedì 3 dicembre 2012

Il polverone

Il polverone è un polverone.
C'è chi lo alza tagliando lamiere e chi lo crea per fermare la fiamma ossidrica che riduce a pezzi tutto, anche noi stessi, legati alle nostre case e appesantiti dall'odore acre di sporco.
Cosa dirà il Sindaco che pensa sempre ai bei tempi,cosa dirà difronte a questo schiaffo che la Marina Militare spalma sul nostro futuro.
Un sindaco che non parla nel polverone per non rischiare di dare un pugno alla persona sbagliata.
Nel polverone c'era anche quel bambino affascinato,durante l'ora di italiano,dalle ruspe che tranciano il ferro come burro e dalle fumate blu che riempiono il cielo.
Riempiono il cielo di responsabilità e di fatti oscuri che succhiano la vita della gente.
In che mondo siamo  se esperti e uomini d'onore ci dicono che è possibile non avere rispetto delle persone se ciò che ci divide da loro è un muro,una zona militare e strategica.
Strategica come la bettolina che si trascinava sul cemento come una balena sfinita.
Strategica e compatibile con la ricreazione di una scuola materna.
C'era di tutto nel polverone,anche noi, dispersi in uffici pieni di fantasmi che si giustificavano riempiendoci di numeri inesistenti e sbagliati.
Murati Vivi che si risentivano, finalmente, in paese, a imprecare e attaccare la solita chiamata al rispetto,rispetto di Maoa e di chi riempie le case della borgata senza mare.
L'ammiraglio che nel polverone non si saprà mai che parte faceva,se quella del comandante che salva i passeggeri o quella del passeggero che aspetta di scendere.
Nei discorsi che risaltavano nelle stanze del palazzo non si parlava di bambini, non si parlava di buon senso....si parlava di demolizioni a norma di legge.
Legge che dovrebbe aiutare quel genitore che porta il figlio a scuola costringendolo a respirare un po di Bettolina.
Nel polverone ci siete anche voi che giudicate il nostro integralismo con superficialità e vi permettete di stuprare quello che ci appartiene.












 



lunedì 12 novembre 2012

La bettolina dell'amore


Una piccola e sporca love boat, perché tra Marina Militare e Spezia è proprio amore. A prima vista: dal tempo delle demolizioni di case e chiese, fino a oggi.
Cos'è una bettolina? È un battello per il trasporto di carburante e il rifornimento delle navi, una sorta di chiatta grossa e sgraziata che fa da benzinaio.
La bettolina se ne stava ormeggiata di fronte a Campo in Ferro, altro luogo simbolo di un atto d'amore e rispetto verso abitanti e ambiente; produceva ruggine con successo quando una delle recenti piogge l'ha fatta colare a picco.
Recuperata dal fondo, viene portata di fronte a Marola alla banchina carbone che, ci disse il Ministero della Difesa, è un'area "pienamente utilizzata per l'ormeggio di navi in disarmo". Nonostante tutto questo pieno utilizzo, hanno trovato modo e tempo per predisporre la demolizione della bettolina.

In Italia non si possono demolire imbarcazioni in un luogo scelto a piacere, esiste una rigidissima normativa. E la banchina carbone non è certo una scelta possibile. Ma ancora: sul posto non ci sono aspiratori per abbattere l'inquinamento da polveri su un mezzo che è lecito ritenere contenga amianto, non c'è stata pulizia e bonifica dai residui di carburante, come testimoniano gli spruzzi e le fiammate innescate dagli strumenti per il taglio delle lamiere. La gru opera come un dinosauro: il braccio meccanico sbrana letteralmente la carcassa del mezzo, strappando a morsi la bettolina.
Alcuni marolini, che si godevano il panorama, testimoniano la solitudine dell'operaio che lavora alla demolizione, in costrasto con le norme per la sicurezza sul lavoro. I rottami masticati vengono poi gettati lì accanto, a emulare i mai bonificati splendori di Campo in Ferro.



Il tutto di fronte all'asilo e alla scuola elementare del paese. Non solo perché è sano, ma perché è anche educativo, vero? Ma almeno i bambini avranno le idee più chiare rispetto a tanti politici adulti sul concetto di decenza e sul reale significato del "nuovo patto tra città e MM", sbandierato come già positivamente in corso. Oppure il curioso concetto di "simbiosi" tra città e MM.

A Marola aggiungiamo un'altra tacca al conteggio degli atti d'amore della Marina verso gli abitanti, come già per i depositi di carburante scavati sotto al paese o le installazioni sotterranee divenute discariche di amianto alla buona, lo scandalo di Campo in Ferro con le lettere che negavano l'inquinamento, il muro, il sequestro del mare, il blocco della processione del Santo Patrono... e si potrebbe andare avanti per 150 anni.

Dubitiamo che la Marina Militare abbia un elenco simile o semplicemente un'idea plausibile di rapporto con la popolazione: chi di dovere avrebbe capito da tempo che è necessario invertire la rotta.

Una semplice questione di civiltà.

martedì 6 novembre 2012

Una misteriosa simbiosi


Un giornale cartaceo ci informa che domenica, 4 novembre, è avvenuta una "simbiosi" tra Forze Armate e città.
Meno male hanno fatto l'articolo. Da Marola infatti non si vedeva la simbiosi, complice il muro troppo alto, evidentemente. Strano perché una collaborazione proficua, con vantaggi reciproci, tra una città e un'intera Forza Armata si dovrebbe vedere nonostante i muri di cemento.
Avranno aperto la sede per l'università in qualche caserma vuota? Avranno aperto l'ospedale militare (vuoto) magari con qualche macchina medicamentosa che manca alla Spezia?
Magari un accordo sulla bonifica di Campo in Ferro?
No: una cerimonia, l'entrata gratis al museo navale, la visita a qualche nave e una passata di propaganda per i più piccoli alla piscina Mori. (Vanno educati da piccoli alla simbiosi, si sa)

E dov'è la collaborazione e il vantaggio per la città? Cosa ha fatto la Marina per ingombrare meno costa e territorio con le sue aree in disuso? Cosa porta una giornata con un po' di turismo militare e, alla meno peggio, nautico-museale? Uh, immaginiamo le ricadute positive di una simile "simbiosi" di basso profilo e a senso unico... e il famoso "indotto" a cui siamo abituati.

Shhh! Non rompete l'incantesimo! l'importante è dirlo: a Spezia con la marina militare va tutto bene.
Magari per magia le parole diventano realtà! Vi ricordate La Russa? "Non voglio più sentire che a Spezia c'è una città nella città (l'arsenale)" e con questo si sarebbe risolto tutto. Ma solo se l'ex ministro della Difesa fosse stato Mago Merlino in incognito.

Di fronte ai tanti problemi segnalati dai cittadini, alcuni gravissimi, la Marina Militare ha coscienziosamente reagito con prontezza, come si confà a una organizzazione altamente operativa. Ad esempio inviando la banda musicale alla fiera di S.Giuseppe. La cosa, si capisce, ha risolto un sacco di problemi. Quasi sembra impossibile che si potesse vivere a Spezia prima di questa operazione sonora...

Non c'è da stupirsi; il rapporto con le popolazioni vissuto dalle forze armate è stato spesso utilitaristico: imbonirle e "farsele amiche". Poteva andare peggio. Potevano offrirci specchietti e perline. Invece panem et circenses alla spezzina maniera. Missione coronata con successo e ben poco impegno per oltre un secolo. Ma ormai qui di panem non ne passano più, sono rimasti i circenses che, in mancanza di meglio, ci tocca sorbire.

Così si è passati da "la Marina ha fondato Spezia" a "adattamenti reciproci" sino alla "simbiosi" per articoli di giornale: il lento tramonto di un circo che ha sempre puntato sul passato, spesso inventato, non avendo nulla da offrire nel presente, se non problemi.
Ora: quanto deve ancora andare avanti la bolla in cui galleggia la questione aree militari? Più si aspetta e peggio è. Occorrono soluzioni vere, bonifiche vere, fronti mare veri e vivibili. Non farsette da propaganda anni '50 sui giornali.

Intanto il muro fa mostra di sé, i tetti in eternit pure. E poco oltre occhieggia la discarica di arsenico, PCB, olio e mercurio. C'è nostalgia per l'uranio impoverito che era stato buttato lì, in quello che fu uno dei luoghi più belli del Golfo, a pochi passi da un paese che tra filo spinato e cemento sembra un quartiere di Belfast.

Che simbiosi stupenda.

mercoledì 31 ottobre 2012

racconto di halloween: En sumio.

"Ammiraglio si avvicinano!"
"Come è possibile?? Dove sono i nostri torpedinieri?! Perché non li fermano??"
"Sono in difficoltà signore! Motori in avaria, erano fermi da troppo tempo!"
"Dannazione, mi metta in contatto coi sommergibili!"
"Ci sto provando signore, ma le comunicazioni sono interrotte!"
"Maledetti, maledetti! Con quelle loro barchette a remi, cosa vogliono eh? Cosa? Con che diritto?.. Presto, mi passi Maribase!"
"Signorsì!"
"Maribase da Ammiraglio! Rapido ragguaglio!"
La cornetta emetteva un fruscìo tremendo.
"Signore, le linee di difesa hanno ceduto! tzzzzz tzzzzz ...muro in pezzi! tzzzz sono ovunque, sono tantissimi...tzzzzz stanno piantando... alberi.... tzzz non riusciamo a -tlaac"
Dall'auricolare uscì un fischio acuto, l'ammiraglio l'allontanò da sé con una smorfia.
"Terribile... terribile..."
"Signore..." si strinsero intorno gli ufficiali.
"Anche l'Arsenale è caduto in mano ai ribelli..."
Si fece un silenzio di tomba e l'aria si riempì di quella tensione che indurisce il respiro.
Non c'era più speranza. Ora non c'era più nessun appiglio per una qualche illusione.
"Prima che la comunicazione si interrompesse, il comandante mi ha detto che stavano piantando alberi..."
La cerchia di ufficiali fu ulteriormente scossa.
"Ma allora... non hanno pietà..."
"Per fortuna l'area è così cementificata e inquinata che stenteranno a prendere, maledetti alberi..."
"Signore..."
"Lo so, lo so. Da qui non abbiamo via d'uscita. Quest'isola è la nostra ultima roccaforte... e loro sono laggiù che si avvicinano con quelle bagnarole senza motore, nonostante la pioggia... remano."
"Resisteremo a oltranza! Ma signore, lei non deve cadere nelle mani dei rivoltosi!"
Ci fu un attimo di commozione.
L'ammiraglio restò in silenzio, poi si voltò ed uscì dalla sala, percorse il lungo corridoio di pietra, salì la scaletta e uscì all'aria sotto la pioggia sottile dell'autunno. Il grigio del cielo veniva rotto da nuvole contorte, scure. Si fermò su un poggio, da lì si vedeva l'altra isola dai cui lati sgorgava un luccicare di fari, fanali e luci delle piccole barchette a remi, che dondolavano forte sul mare color piombo. E si avvicinavano. Si vedevano delle bandiere arancioni.
"Ah! Non sopporto la vista di quel colore!"
Strinse le mani sugli occhi e scappò verso la sua residenza, si chiuse dentro. Non sapeva cosa fare... Poi si rincuorò, pensò ai Romanov rovesciati dalla rivoluzione, ai reali di Francia: "Dovevano sentirsi come me ora". E considerando quella compagnia come degna di ammirazione fu molto soddisfatto di essersene autodichiarato un simile.
Era sempre stato abile a dirsi le cose da solo. E anche gli altri spesso ci credevano.
Si riordinò la divisa e si adagiò sulla poltrona, era stanco e doveva solo aspettare.

Tra il frusciare del mare si fece sempre più distinto il vocìo che saliva dalle barche e poi il rumore degli scafi l'uno vicino all'altro, parabordo contro parabordo.
E poi i passi rumorosi, le risate e le grida, gli scambi concitati.
L'ammiraglio piegò la bocca in giù e mormorò stizzito "La... popolazione..."

All'improvviso si spalancò la porta facendo entrare la luce dura di una giornata d'estate, si fece avanti una ragazza seguita da bambini, bambine e uomini e donne con le macchine fotografiche al collo e i cappellini per il sole. Si disposero a semicerchio davanti alla poltrona.
"Questa era la residenza dell'ammiraglio, quando queste isole e il golfo erano sotto il controllo militare e la popolazione non poteva accedere al mare. Pensate non si poteva neanche sbarcare su quest'isola!"
I turisti scattarono le foto col flash. Un bambino si avvicinò alla poltrona e fissò il pupazzo con la divisa blu, un cartellino accanto specificava 'ammiraglio'.
"Mamma ma questo signore voleva il mare tutto per lui?"
"Sì, per sé e pochi amici"
"Perché?"
"Questo non lo ha mai capito nessuno, ma lo voleva solo per sé"
"E tutti gli altri?"
"C'era un muro che li teneva lontani"
Il bambino fissò la faccia del pupazzo con un'espressione di rimprovero.
"Non si ruba il mare!"
Poi ritornando dalla mamma si voltò a riguardarlo e prese a ridacchiare "Che buffo vestito! Che buffo vestito!"
I turisti uscirono e la porta ricreò il buio. Il pupazzo rimase a fissarlo.

L'ammiraglio si svegliò di soprassalto col cuore in gola. Accese la luce sul comodino. Ancora quel maledetto incubo. Si mise a sedere contro la spalliera del letto, inforcò gli occhiali e prese il giornale subito sotto, era già aperto alla pagina giusta, cercò le righe tranquillizzanti "nessuno vuole mandare via l'Arsenale, ma solo liberare il fronte mare dei paesi murati vivi e vedere restituite le aree inutilizzate alla popolazione..." ecco, già bastava. "Non tutto, solo un po'... non tutto..." ripetè per rallentare il cuore. Avrebbe voluto avere informazioni più chiare, ma per ora in piena notte andava già bene così. Si risdraiò, allungando la mano spense l'abat-jour, la coperta bene in alto sotto il mento respirando profondamente. Il sonno sarebbe tornato. Nel frattempo avrebbe fissato il buio.

martedì 21 agosto 2012

Stagione Murata



L'estate avanza sempre più calda, ricolma di spettacoli di intrattenimento e distrazione, un’estate che ricorderemo anche come la stagione delle dismissioni temporanee.
Dismissioni furbe e inutili che allietano il cittadino e accendono la speranza per questi spazi visibili invisibili che non aiutano nessuno.
Non vogliamo sputare su tutto ma perché dovremmo sentirci felici e appagati?
Il nostro fastidioso problema non riguarda soprattutto il mare, la vita e l'anima di un paese che non c'è più?
Dietro a lunghi discorsi e articoli sognanti chiediamo, come sempre, quando arriverà il momento per le cose serie,se vale più la felicità nel bersi una biretta sotto un tetto del 1860 o la tristezza per tutte quelle persone dimenticate dietro a un muro.
Non per pessimismo, semplicemente per priorità.
Priorità che in molti fanno fatica a scorgere, priorità ricolme di responsabilità e impegni da cui tutti scappano a gambe levate.
Intanto nel paese il silenzio regna sovrano, tra autobus in ritardo e file di speranzosi vacanzieri che ammirano Radar a tavoletta e navi con l'erbino.

Artsenal è un successo un risveglio della cultura cittadina, dicono.
Una cultura che però non riesce a capire che questo muro distrugge qualsiasi cosa, dall'identità dei paesi alle  generazioni che scappano altrove.
Questo è un problema serio.
Serio come le condizioni del nostro ospedale che tra una toppa e l'altra incute la solita tremenda tristezza al malato che vi passa, mentre laggiù ne esiste un altro intoccabile, quindi,  perché dobbiamo sentirci onorati se riceviamo  edifici vuoti e  inutili quando potremmo davvero usufruire di edifici già funzionali?

Qui delude un pò il comune, che nella storia ha sempre dovuto  rincorrere la  Marina, dalla costruzione dell'assetto urbano per  necessità dell'arsenale alle conseguenze attuali che tutti sappiamo.
I Murati Vivi non sognano la cortina di ferro tra istituzioni e Marina, bensì chiedono più sensibilità sull'argomento e  determinazione nel tutelare la salute del cittadino e l'identità del territorio.
La consapevolezza di porre un problema con una soluzione lontana non elimina obblighi e priorità sulle problematiche attuali che mangiano, lentamente , gli indigeni all'ombra del muro.

sabato 4 agosto 2012

Egoismo balneare


Il Golfo della Spezia è pervaso dalla presenza militare, "nel bene e nel male" specificò l'uscito ammiraglio dell'alto Tirreno Paoli.
Interessante... Il male sarà Campo in ferro, che magari fosse in ferro, saranno le aree sottratte ai paesi, e con esse il mare, il nostro passato e il nostro futuro. Il tutto condito dal muro e dal filo spinato, dietro il quale si vede lo stato pietoso in cui è ridotta quella parte del nostro territorio.

E il bene? Bisogna pensarci un po'... dovrebbe essere un'attività non inquinante. Mica ovunque si faranno campi in ferro. Infatti, riflettendo, dopo Lerici c'è una curiosa installazione militare: tra due belle insenature si allunga una lingua di terra che prende il nome di Maralunga. Qui, sotto la denominazione di "stabilimento elioterapico", avviene la straordinaria metamorfosi dell'istituzione marinara: non più le colate di cemento, le navi grigie o i rifiuti che siamo abituati a vedere sulla costa di ponente, ma bungalow, ombrelloni, gazebo, sedie a sdraio e tintarella (in vero un po' di cemento c'è anche qui, pare sia un irrinunciabile tocco di classe). Qualunque nome gli si voglia dare, Maralunga oggi è esclusivamente una cosa: lo stabilimento balneare degli ufficiali di marina.
Terreno del Demanio, mensa e servizi a prezzo di costo o quasi: di fatto "paga Pantalone", cioè i cittadini tutti che però non possono accedervi.

Forse, quando un tempo gli stipendi dei militari erano ingenerosamente bassi poteva avere un senso. Come nell'ottica nippo-aziendale dove la paga è minima ma viene passato tutto il resto, comprese vacanze in Italia. O, meglio, in stile sovietico: con lo Stato che dà pochi rubli ma anche vitto, alloggio e ferie in colonia.

Ora, fortunatamente, gli ufficiali hanno stipendi e pensioni che certo possono consentire libere vacanze al mare, in particolare se si rimane in zona. Viene quindi naturale chiedersi se l'esistenza di una simile struttura sia oggi sostenibile, sotto tutti i punti di vista.

Il Golfo della Spezia è già per conformazione avaro di spazi e nel corso della sua storia la costa è diventata sempre meno accessibile agli abitanti, la Marina Militare ha per prima monopolizzato il territorio lasciando ben poco, specialmente sul mare.
Doveva servire per "difendere la Patria" non per ritagliarsi un bagno riservato tra un'area in disuso e l'altra. Questione di proporzioni, di equilibri: se di militare ci fosse solo Maralunga, nessuno se ne accorgerebbe, sarebbe un bagno tra i tanti. Ma nel quadro generale del nostro Golfo, con mille aree proibite proprio perché militari, non può esserci spazio anche per aree mìlitar-balneari.

Allo stato attuale, Maralunga è l'elemento più surreale della scollatura tra la marina e la popolazione: la stessa mano nega l'accesso al mare a interi paesi ma trova modo e mezzi per crearsi uno stabilimento balneare per il proprio svago.

Com'è possibile? Al di là del muro la prospettiva è diversa? È facile accettare questa impostazione? Per pochi "elioterapia", per tutti gli altri "muroterapia"?
Sarebbe vergognoso.
Ma ci sono modi per fugare ogni dubbio che possono precedere una doverosa quanto coscienziosa restituzione dell'area: che Maralunga venga aperta agli abitanti del Golfo, come misura compensativa fino a quando le aree fondamentali per il futuro del territorio non saranno restituite e liberamente fruibili.
Può essere fatto domani. Sarebbe un gesto di vera disponibilità al dialogo e di apertura sul problema delle zone militari a mare. Problema per i civili, ovvio, mica per i militari.
Ostacoli di carattere strategico, non dovrebbero essercene... a meno che qualcuno non creda di servire la Patria in costume da bagno.

Diversamente, bisognerà cercare di capire come certe persone possano stendersi al sole, godersi il mare, sapendo di negare contemporaneamente anche il solo toccare la riva a tanti, tantissimi altri.

In passato il ricorso all'elioterapia è stato un tratto tipico delle manie di grandezza, con conseguenti difficoltà di relazione con il prossimo.

martedì 3 luglio 2012

La proposta fantasma



Durante la Festa della Murineria 2012 alcuni concittadini hanno domandato all'associazione come era finita la questione dell'ipotesi di restituzione, segnalata anche sulla stampa locale, di alcune aree del fronte mare marolino e cadamoto. L'episodio risale al febbraio 2011. È l'occasione per riparlarne anche qui.

L'ipotesi proposta, riguardava l'area di Campo in Ferro e una parte non determinata del Seno della Varicella. Prevedeva la costruzione di una strada nella sede dell'attuale muro sino a Cadimare, che sarebbe stata separata dalla zona militare da una recinzione metallica. Rimaneva militare la zona di ingresso dei serbatoi sotterranei mentre il resto del perimetro militare non era specificato.

Nessun documento, disegno, prospetto o progetto è stato presentato all'ass. Murati Vivi.
Così come non vi è mai stato un contatto tra rappresentanti accreditati della Marina Militare e associazione, come alcuni hanno logicamente ipotizzato.
La proposta era inoltre caratterizzata da vaghezza, informalità e una non meglio spiegata riservatezza (quest'ultima poi neutralizzata dalla stampa).
Ci sono stati tre diversi incontri in merito (con il Sindaco, l'Autorità Portuale e il Comitato Zona Mare, che gestisce l'area del porticciolo di S.Vito) in cui si chiedeva l'opinione dell'ass. Murati Vivi. In risposta a una gentile e specifica richiesta del Comitato Zona Mare, è seguita una dichiarazione dell'associazione, che, a quanto ci risulta, è l'unico documento scritto prodotto su questa precisa questione.

La dichiarazione è stata inviata al suddetto comitato, al sindaco e poi letta durante l'assemblea di paese appositamente indetta, a cui era presente tra il pubblico anche il presidente dell'Autorità Portuale.
La pubblichiamo:

"In generale:

1 - L'associazione ha individuato nella libera fruizione del fronte mare da "palo Marconi" (antica Castagnola) a Cadimare la soluzione delle problematiche socio-economiche che coinvolgono in primis gli abitati di Acquasanta, Marola e Cadimare con ulteriori e positivi effetti sullo sviluppo dell'intero golfo.

2 - Restituzioni e liberazioni parziali dell'area determinata dal punto 1 non costituiscono una soluzione definitiva.

3 - Una sequenza precisa di restituzioni parziali che, secondo una tempistica predefinita, porti alla restituzione dell'intero fronte mare in questione, può costituire il metodo più conveniente e pratico per raggiungere la soluzione di cui al punto 1.

4 - Circa le problematiche ambientali e di salute pubblica che coinvolgono tali aree l'associazione ritiene irrinunciabili le relative bonifiche che devono avere la priorità rispetto a qualsiasi lavoro di riammodernamento e manutenzione delle strutture dell'arsenale, fatte salve le modifiche strettamente necessarie alla restituzione del fronte mare completo e definitivo del punto 1. Le spese di bonifica e messa in sicurezza sono da intendersi a carico della Marina Militare.

In particolare:

circa l'ipotesi di restituzione di "campo in ferro" e l'adiacente area della Varicella sino a Porta Pianello, con esclusione dell'area recintata dei serbatoi e creazione di percorso, in luogo dell'attuale muro perimetrale, che poi prosegua sino a Cadimare, per la quale è giunta da parte del Comitato Zona Mare una richiesta di valutazione, si rileva che:
  • L'area di "campo in ferro" deve essere sottoposta a bonifica. Manca qualsiasi informazione in merito.
  • L'ipotizzato collegamento sino Cadimare deve essere percorribile esclusivamente da pedoni e cicli, fatte salve le esigenze dei mezzi di soccorso pubblico.
  • In relazione a quanto sopra esposto, tale restituzione deve essere inserita all'interno di una sequenza di restituzioni come al punto 3, relative alle altre aree individuate dal punto 1.
  • In mancanza di dettegli più precisi circa tale ipotesi, l'associazione si riserva di modificare la propria posizione in merito, una volta che siano forniti tutti i particolari.
L'associazione rimane a disposizione per eventuali chiarimenti e precisazioni."

Da allora non si sono più avute notizie e la "proposta" non ha avuto seguito. Apparsa e poi scomparsa come un fantasma alla prima (doverosa) richiesta di (ovvie) precisazioni.

Rimane il dubbio che la mancanza di un contatto diretto tra associazione e MM abbia potuto inficiare un dialogo costruttivo, sebbene in seguito anche ad una nostra precisa e puntuale richiesta (scritta) alla MM di un canale di comunicazione diretta non è seguita una risposta altrettanto precisa e puntuale. Anzi, in pratica è stato come non aver ricevuto risposta.

venerdì 15 giugno 2012

Il trucco del cappello


C'è gente che non gradisce avere seduto a fianco qualcun altro. Così quando va in treno, al cinema, in un pub, mette un indumento a occupare posti in realtà liberi. Di solito il cappello.
La versione dispendiosa di questo trucco è molto in voga negli ambienti militari della marina alla Spezia. Solo che invece delle sedie c'è il territorio e al posto del cappello si usa ogni sorta di catafalco corredato di relativa scusa.

Ad esempio la caserma Duca degli Abruzzi si è svuotata con la sospensione del servizio di leva (già allora non era usata tutta) e la città ha bisogno di spazi, magari per l'università: sarebbe una sede ideale, questa caserma, ma ecco che la marina militare ne ha, improvvisamente, un assoluto bisogno: deve farci un asilo. Di tre stanze, riservato a figli di militari. E allora non può restituire l'area alla comunità.
Di fronte a Marola, dove i cespugli rotolano nelle aree militari deserte, alla domanda 'che vi serve questa zona' segue lo spostamento alla chetichella di naviglio che galleggia a stento proprio lì, nell'area in questione. così diventa per magia, importante, "strategica" e "pienamente utilizzata".
Un classico sono le navi in disarmo, accatastate di fronte al paese in attesa di "compratori stranieri interessati". Che se la prendono molto comoda.
Una chicca quella dei lavori per il 'parcheggio Cavour', progettato apposta per la pseudo-portaerei, che "verrà a-La Spezia": il parcheggio come cappello, la Cavour come l'amico che deve arrivare. e il finale è scontato.
Ancora: le Vasche di S.Vito o la 'banchina carbone' sono aree inutilmente militari, che fare? Ridarle alla città o fare una nuova capriola per tenersi il posto? La seconda, ovviamente: una volta cercando di creare un porticciolo per il circolo ricreativo della difesa, un'altra tentando l'installazione del gruppo aeronavale della Finanza.

Il tutto sempre lasciandoci a languire strangolati dal muro, Spezia potrebbe anche desertificarsi e finire abbandonata che le menti più eccelse della politica murofila non si riterrebbero responsabili. Par di vederli con le facce ingenue domandarsi "che c'entriamo noi se non c'è sviluppo?!".

Questa è la volta dei pannelli solari. Aree inutili alla Difesa (sempre le stesse): pur di non restituirle alla popolazione verranno usate per produrre elettricità col fotovoltaico. Un fotovoltaico per militari. L'esposizione solare non è il massimo, i costi alti e i tetti in eternit. Più diversi capannoni vincolati come beni culturali.
Ormai indifendibile l'uso di una superficie così grande per l'ombra di attività che si svolge in arsenale, ecco che, improvvisamente, spunta un "progetto" che ha bisogno proprio di superficie.

Il messaggio reale di questa ennesima mossa 'di cappello' è: prima vi impedivamo l'accesso al mare per difendere la patria (bellovero!), ora ve lo impediamo per risparmiare sulla bolletta.
E se non non era lecito soffocare il nostro paesino e la città usando come scusa la patria, figuriamoci con la bolletta.
Lo spregio per le reali necessità, non più rimandabili, dei cittadini è insito in questi progetti buoni solo per il mondo irreale che alberga nella testa di chi li propone: di quei soldi spuntati a sorpresa per il fotovoltaico qui abbiamo bisogno per bonifiche dell'amianto, per la bonifica a campo in ferro... due "problemini" per cui la marina militare non è mai disposta a spendere.
Abbiamo bisogno di spazi a mare per uscire dallo stato di blocco dell'economia locale e, in tre parole, per poter vivere.

È grottesco che l'istituzione che si propone di difendere i cittadini, finisca per trattarli come una sorta di minaccia o un fastidio da ignorare ed eludere.
Noi cittadini siamo lo Stato. E abbiamo bisogno che la marina militare ci lasci vivere. Sarebbe il suo dovere.

Un Ponte sul Nulla


Lo spazio a mare alla Spezia è finito da anni. La dimostrazione è nell'idea stessa di porto mirabello: per costruirlo si è dovuto interrare il mare, quasi un'isola artificiale. Perché non si trovava costa, molo, riva dove poter fare un porticciolo. E in realtà il nostro golfo è pieno di banchine, moli e rive vuote. Ma sono in uso alla marina militare... "in uso" è una parola grossa, l'attività più intensa è stata scaricare rifiuti speciali a Campo in Ferro.

Così il porto mirabello è sorto sostituendosi al mare, con lavori lunghi e costosissimi, tra lo pseudo-arsenale e il circolo ufficiali. Ma non è una posizione comoda, arrivarci tra il muro dell'arsenale da un lato e il recinto del circolo dall'altro è claustrofobico e la puzza di fogna dà il colpo di grazia.

Situazione assurda: una città di mare che per tentare di viverlo deve interrarlo. E anche una volta che si arriva a questa scelta estrema, sostanzialmente autolesionista, le zone militari continuano a stare in mezzo, frammentando e allungando i percorsi verso il mare, rendendoli scomodi e orrendi.
Presto ne avremo il sintomo più evidente: un ponte. I ponti servono a superare gli ostacoli. Altrove si devono passare fiumi, burroni. Da noi si devono superare i militari. Il loro ostinato posizionamento sul mare è l'ostacolo per Spezia, il burrone da saltare.

Si è arrivati anche a questo. Spendere e spandere, far ponti quando è molto più semplice rivedere la disposizione delle zone militari. Ma i gallonati non vogliono spostarsi, lì ci stanno bene, loro il mare ce l'hanno, preso togliendo costa a tutti per 'ragion di stato'. Motivi 'superiori'. Infatti il ponte è stato pensato per non ledere in alcun modo l'attività strategica che lì impegna le menti con le stellette: le barche a vela del circolo. Senza trascurare l'attività mangereccia: una delle migliori della "realtà" militare italiana. È per questi irrinunciabili compiti in difesa della Patria, a spese del contribuente, che si dovranno spendere altri cinque milioni per il ponte. Costosetti questi ufficiali.

Così mentre l'ammiraglio Toscano dichiara alla stampa che c'è un nuovo patto tra città e marina, noi vediamo mettere in piedi il monumento all'incompatibilità e al contrasto che la marina militare vuole con Spezia, la città raggiungerà il mare interrato facendo i salti mortali: un simbolo del menefreghismo verso i cittadini e dell'imposizione di una presenza militare non giustificata dai fatti, attaccata all'accaparramento di costa a danno degli abitanti e cieca al cambiare dei tempi.

Sarà una bella testimonianza, tangibile e ben visibile di questa pessima mentalità. Un vero e proprio monumento che illustrerà la storia recente della presenza della marina militare alla Spezia. A imperitura vergogna.

venerdì 8 giugno 2012

Festa Della Murineria 2012

 Anche quest'anno l'associazione Murati Vivi vuole ''festeggiare'' il muro.
Vi invitiamo a partecipare alla seconda edizione della Festa Della Murineria che si terra nell' area verde di Marola il 29-30 giugno e il 1 luglio.
Potete richiedere informazioni alla casella emai:
festadellamurineria@gmail.com
Iniziate a tirar fuori i picconi e gli entusiasmi,vi aspettiamo!


Golfo dei poeti: 700 metri di mare e 7 km di muro. Per questo alla Spezia molti non riescono a festeggiare il mare e la marineria: al posto di una spiaggia e della riva si ritrovano proprio un muro. Riappropriarci del mare e del territorio che ci appartiene è una battaglia da combattere e una proposta da trasformare in realtà per poter vivere davvero il nostro golfo. Soprattutto per viverci bene.
E il primo passo è non dimenticare come è fatta la nostra terra oltre i recinti "invalicabili", stringerci e unirci per la nostra Marineria senza fingere che non sia fatta di cemento verticale: è una Murineria. E cercare il mare esattamente dove si trova - proprio dietro il muro- e mettere in risalto l'assurdo di essere un golfo senza costa.
Il fenomeno della Murineria si può vedere più che mai a Marola, il piccolo borgo medievale di navigatori murato vivo dall'arsenale della Marina Militare. Qui tutto richiama il mare scomparso, un'assenza che si percepisce in ogni angolo del paese, in ogni sua scalinata concepita per scendere su una riva che oggi è sottratta, proibita.
Ed è l' area verde, l'ex marina di Marola, dove si conosce al meglio una Murineria: proprio lì, sotto il muro, in un'area restituita ai cittadini dopo anni di faticose trattative con la Marina Militare. Area che rappresenta l'unico luogo possibile di attività, aggregazione e socialità per il borgo. Una vera riserva d'ossigeno che permette la sopravvivenza di Marola, un esempio e una testimonianza della necessità di restituire agli spezzini il territorio sottratto e, più che mai, il mare.
Ma non solo: se la murineria è smettere di fingere che vada tutto bene per come viviamo il mare, è anche occasione per uno sguardo disincantato su tutte le problematiche del nostro golfo: ambiente, sviluppo, storia da scoprire e, soprattutto, futuro. Un futuro che tenga conto di tutte le necessità, di tutti gli abitanti.
E festeggiare il fatto non di essere murati, ma di essere vivi e desiderosi di cambiare in meglio.






giovedì 1 marzo 2012

Capiteci

Nel mio paese c'è il mare,ci sono  pesci e  gabbiani,le onde e i ricci.
Nel paese del mio amico come ricci hanno bottiglie vuote
come pesci topi scuri e come onde, il vento del traffico.
Nel mio paese ci sono negozi e piccole botteghe,ci sono odori e rumori
Nel paese del mio amico c'è silenzio,
c'è odore di cantina e rumore di navi
Nel Mio paese gli anziani regalano caramelle ai bimbi seduti al sole
Nel Paese del mio amico i bambini non sanno dove sedersi
e gli anziani non riescono a comprare le caramelle
Nel mio paese posso tuffarmi in quel mare che mi ha cresciuto fin da bambino
Nel maledetto paese del mio amico tutti vedono il mare
Ma nessuno  lo tocca
Nel Mio paese non c' è un muro.

martedì 21 febbraio 2012

Carlevà

Se n'è persa la memoria collettiva, ma alla Spezia c'era una sentitissima tradizione del Carnevale. Con tanto di Re, Principessa e nozze con la maschera spezzina Batistòn. La sfilata che andava al mare nella speranza di salvare il sovrano dall'improvvisa malattia ai polmoni (male tipico nel passato ma che alla Spezia è purtroppo rimasto più attuale che altrove, per via dell'amianto) era accompagnata da canti che toccavano critici e pungenti le faccende e la vita del tempo. Con l'arrivo dell'arsenale e le grandi trasformazioni che hanno quasi cancellato le identità locali, il Carlevà andò perduto.

Risorse per breve tempo negli anni '90 dell'Ottocento, una sorta di moto di resistenza di un mondo e di un passato che andavano scomparendo, schiacciati dalle servitù militari e dalle demolizioni. Quell'ultima scintilla di Carnevale spezzino vanta cansonete scritte da Ubaldo Mazzini, che ci lascia, con l'ironia dissacrante e solo apparentemente spiccia delle nostre zone, il quadro dei cambiamenti di quegli anni, tutt'altro che indolori: nella canzonetta per l'anno 1891 troviamo i campi da coltivare che non sono più buoni a causa delle costruzioni impostate dal genio militare, il demolire di forti e case antiche, il comune che collassa per i costi delle varie opere tra cui la costruzione delle ca' operaie, le banche che prima non c'erano e falliscono trascinandosi dietro negozi e famiglie. La consapevolezza che la vecchia Speza era una città piccola sì, ma più in equilibrio con se stessa e il suo territorio, dove:

"Pogassè se travagiava,
a ne digo defeente;
ma poi tuti, a l'avé 'n mente?
tuti i favo o lunedì.

Quando vense o darsenale,
quando i feno a diga en mae,
quando vense a comandae
tuti queli dai galon,

tuti quanti i se credevo
che la fusse na cucagna,
e l'è sta na pessa bagna
per noiautri, poi spezin!"

Nel passato tra le due principali entità del golfo, Regia Marina e abitanti (di un Regno), sono stati i secondi a lasciare il passo vedendo scomparire parte della loro terra dietro a recinti. Vedendo scomparire il mare, la vera ricchezza di questi luoghi, dietro a un muro.  E, tra le altre cose, perdendo il Carnevale. Più di cento anni dopo c'è l'occasione di ristabilire un equilibrio più vivibile e con maggiori potenzialità di crescita tra Marina Militare e cittadini (di una Repubblica). Non è il caso di perderla. Per questo le recenti voci su cantieri navali a Campo in Ferro non dovranno diventare realtà: sarebbe il vecchio rapporto di forze con "queli dai galon" che comandano senza tenere in alcun conto non solo le opinioni, ma anche la semplice esistenza dei cittadini, che tornerebbero sudditi.

Intanto, oggi che è Martedì Grasso, immaginare una sfilata di maschere che scende al mare di una Spezia antica, ci serve. Infatti "In questo momento, nel quale la città sta cambiando perché non è più e non potrà più essere solo militare, la consapevolezza del passato, della propria storia, del proprio patrimonio di terra e di cultura può aiutare a trovare l'energia necessaria a decidere lucidamente per il futuro.
Un po' come quando un bimbo arretra per la rincorsa di un salto."

domenica 5 febbraio 2012

www.murativivi.it

Ci scusiamo per la chiusura del sito www.murativivi.it,stiamo provvedendo all'aggiornamento dello spazio web ,ci scusiamo per il disagio!
E non vi scusiamo per il poco casino che fate per sto muro.
Grazie e arrivederci


sabato 4 febbraio 2012

Roba Nostra

L'altro giorno camminavo sotto il muro,nei giorni freddi di neve guardavo affascinato i tetti dei capannoni bianchi e i disegni spettacolari che il ghiaccio forma sulle pareti fredde del muro che mi guarda.
Poi,stop,la vena poetica si esauri' e ancora una volta,nel freddo porco della strada, mi sono incazzato.
Mi sono incazzato per i mesi in cui ci siamo persi, le brutte notizie, le brutte faccende e la  delusione scandalosa per l' indifferenza dei capi che continuano a nascondere la bella città nella città.
Questa volta però,sinceramente,ero incazzato con me e con voi perchè non abbiamo saputo mantenere l'orgoglio e la determinazione necessaria per sopire qusto muro e per intrappolare ogni singola particella di amianto che vaga nei carugi gelidi del paese.
Parlo di orgoglio perchè qui si malmena la dignita e il rispetto  per le nostre vite e per il nostro futuro.
Ho imparato sulla mia pelle che lavorare insieme è l'anima dei Murati Vivi,condividere la rabbia e la solitudine ogni volta che pensiamo al filo spinato.
Poi,dopo, ho relizzato  che lavorare insieme è una cosa difficile.
A quel punto sempre sotto quel cristo di muro, ho deciso di ripetere quello che stiamo stupidamente tralasciando,su questo blog che ormai ha raggiunto la quota di cinquemila silenziosi.
Questo è un parere personale che rivolgo a chi sente quell'impeto noioso che ci stimola il cervello sentendo il rumore di un generatore di una belin di nave Cilena appena arrivata.
Lo rivolgo anche a chi dopo qualche ora di generatore ha scoperto che la nave da guerra non poteva attaccarsi alla banchina perchè l'attacco del cavo di alimentazione è diverso da quello italiano.
Inizio anche a pensare che la politica di Spezia sia effettivamente tutta un gran bordello dove tutti beciano standosi sulle balle.
Negli uffici dei burocrati si parlavadi ''Scomparsa dei Murati Vivi'' e il dolore nel sentire questi omaccioni gridare alla vittoria mi torceva le budella.
Poi dopo pensavo alla nostra inesperienza, alla nostra età e al grosso casino che comporta vivere.
I Murati Vivi sono ragazzi,questo mi sollevava da qualasiasi dispiacere nel guardare quel cesso di nave cilena e pensare al vecchietto di marola che prende un po di valium per dormire sereno.
Abbiamo pagato il nostro entusiasmo centesimo per centesimo senza pensare al risparmio,utile per questi mesi di crisi,totale.
Tengo a sottolineare che le promesse e le illusioni dei Signori di Spezia hanno indebolito la nostra fantasia  assorbendo informazioni e consensi per poi lasciarci andare a un destino funesto.
Ma forse è proprio li che vi sbagliate, pensavo ridendo,per strada, immaginando il vassallo felice di aver soffocato la rivolta,vi sbagliate perché i Murati Vivi nella loro lentezza organizzativa continuano il loro percorso,sputano ancora sul muro ogni volta che lo incrociano e perdono il solito tempo a discutere sul perché due ciarpami spaziali di navi dell'anteguerra devono stare a marcire a Marola,davanti a una scuola elementare e davanti a dei cittadini censurati fisicamente.
C'è chi fa finta di niente,a loro vorrei parlare,vorrei dire che qualsiasi scusa per non partecipare rimane obsoleta a confronto della pesantezza del problema REALE,il muro.
C'è bisogno di confronto,non con i partiti ma con la gente,quella gente che un anno fa al freddo del centro  firmava e bestemmiava guardando le foto della base Navale all'avanguardia,una base che deve essere ridotta per esigenze UMANE e non STRATEGICHE.
La neve intanto,mentre compongo questo discorso,si sta sciogliendo e dai rami iniziano ad uscire i primi boccioli di primavera,che diventeranno foglie e poi fiori.
Mi piace pensarlo così' il nostro futuro,mi piace immaginarmi difronte al mare con tutti i miei amici incantati dal riflesso persuadente dell'olio di una bettolina o estasiati dall'incredibile quantità di sculture di arte moderna lasciate li a prender freddo.
Saremmo comunque difronte al mare,non a cercare consensi bensi pale con cui pulire la nostra terra.