Crociere in zona militare, ma per gli abitanti niente mare. |
Ieri l'altro è arrivata una nave da
crociera, se non fosse stata grande e bianca non se ne sarebbe
accorto nessuno.
I turisti sono sfilati via con gli
autobus appositi, col naso all'insù, appiccicati ai finestrini nel
guardare il paese e il campanile. Chissà se un giretto, per
curiosità, lo avrebbero fatto.
Ma basterebbe organizzarlo e proporlo.
Certo, 150 anni di arsenale ci hanno dato un paese senza negozi,
abbrutito. Ma che resiste ancora, caratteristico e originale:
sincero. Ed è un bell'esempio della realtà che sta dietro lo slogan
sulla vocazione industriale e la favola dell'indotto. Il fatto è che
se non si ritorna a collegarlo al mondo, magari proprio tramite i
turisti, non si può pensare di ridargli la vita e la luce che
merita, così per magia.
Di contro la proposta che leggiamo sui
giornali è di 'portare i corcieristi in giro per l'arsenale con bus
scoperti', che non si schiaccino il naso contro il vetro per
osservare da vicino i tetti in eternit.
Ebbene sì: ci sono ambienti
decisionali e/o politici che hanno la capacità incredibile di
muoversi nella direzione opposta di quello che serve.
Possibile che nell'organizzare
un'offerta turistica tra un impianto militare-industriale e un paese
medievale non si pensi di comprendere entrambi? Visto che anche la
storia li lega... Possibile che la scelta ricada sempre solo
sull'altro lato del muro? Da generazioni?
E come nasce l'idea di far fare da
guide turistiche ai dipendenti difesa, mentre frotte di spezzini per
trovare un impiego sono costretti a trasferirsi? Qual è il criterio
che spinge in questo modo a non creare nuovi posti di lavoro?
E non si può sventolare un'inferriata
al posto del muro come quanto di meglio si possa fare per i
cittadini. Siamo stanchi delle briciole di quel che ci spetta. Meno
peggio “ingabbiati vivi” rispetto a “murati vivi”. Ma la
farsa del meno peggio è solo continuare a negare ciò che è giusto.
È questa la svolta che si propaganda sui giornali: roba da far cadere le braccia.
È la prima nave, dovrà esserci il
dialogo necessario per migliorare l'impostazione. Le crociere
dovranno servire a ridare vita a un territorio inaridito, a rimettere
in moto un motore economico fermo da troppo tempo, non a sfruttare
aree militari in disuso lasciandole interdette alla popolazione.
Devono servire ad aprire gli spazi a
una fruizione pubblica, non a chiuderli a vantaggio di interessi
privati.
Se no, nulla cambia dal tenersi i moli
semivuoti, occupati dal fantasma della Cavour.
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