mercoledì 23 ottobre 2013

Bollettino del Muro n°2



Continuiamo a scrivere, per ora senza alcuna risposta. Si vede che anche l'educazione è diventata troppo impegnativa dentro il recinto della Marina Militare.
Di seguito la mail inviata oggi (ore 12.24) al vertice locale della Forza Armata e alla stampa. 

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All'attenzione del Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'alto Tirreno
Amm. di Squadra Andrea TOSCANO,
tramite l'Ufficiale addetto CF F. BUONACCORSI

Apprendiamo dal Ministero della Difesa quanto direttamente non ha avuto il coraggio e la correttezza di comunicarci: gli incontri tra Marina Militare e associazione Murati Vivi erano solo un modo per fingere interesse circa i problemi di convivenza tra popolazione civile e Marina Militare e prendere tempo in vista di accordi con altri attori, ma non con la popolazione locale.
In vero non ci siamo mai aspettati qualcosa di diverso, forse solo un po' più di stile. Ma la sopravvalutazione del vostro ambiente è un tragico errore fin troppo diffuso.

Prendiamo atto che la Marina Militare si pone come ostacolo agli interessi degli abitanti, la fruizione del loro proprio territorio e delle possibilità di sviluppo economico ad esso legate.

Ammiraglio, lei disse che "non si può non essere d'accordo" con le nostre proposte e analisi. Ma se si oppongono ostacoli inesistenti alla loro attuazione è l'intera istituzione che rappresenta a perdere di credibilità, qualità per cui essa, peraltro, non ha mai brillato in questo Golfo.
Non si possono imporre pretese di comodità di ormeggio di relitti e accumuli di rifiuti di fronte alle esigenze di esistenza stessa di un borgo, di una città e dei suoi abitanti.

La decisione della Difesa di strangolare una comunità per ostinarsi a mantenere costa e capannoni inutili è indegna del ruolo che qualsiasi Forza Armata dovrebbe ricoprire in un paese democratico. Ogni plausibile funzione militare può essere svolta anche liberando il fronte mare di ponente. Le propagandate razionalizzazioni non possono ignorare le urgenti esigenze della popolazione locale, come invece pare sia prassi nel vostro modo di operare.
Esiste il mondo fuori dal vostro muro e non può più essere ignorato.


Associazione Murati Vivi 

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Tetto in enternit sul muro, la nostra Cortina d'Amianto

lunedì 21 ottobre 2013

Ottusità al potere

Ancora una volta il Ministero della Difesa risponde con favole alle richieste dei cittadini.
La cortina fumogena, si sa, è un classico diversivo per nascondere la verità.
Al di là delle superficialità degli argomenti, che in un tema a scuola si sarebbero guadagnati il biasimo di un qualsiasi insegnante, colpisce la faccia tosta, la totale ignoranza e incomprensione del problema.
C'è la sviolinata sull'occupazione, ma il ministero dimentica (ops) che il collasso occupazionale è insito nei piani di riammodernamento degli arsenali: sono loro che progettano la riduzione del personale e la stanno attuando da decenni. Se davvero stesse loro a cuore l'occupazione e l'economia locale libererebbero le aree occupate "per ormeggiare navi in disarmo" e che impediscono un vivere normale sulle nostre coste e che ridarebbero fiato a un'economia gestita male e con menefreghismo da progetti militari che sono solo farsa.
Così come è ridicolo parlare di "naviglio" nelle vasche di San Vito, relitti che galleggiano a stento e che sono stati portati lì, guarda caso, in occasione di altra interrogazione del ministero. È questa la tattica che si insegna nei corsi della Marina Militare? Come aggirare le richieste dei cittadini?
Perché in tre anni di associazione s'è dimostrato al di là di ogni perplessità che il baraccone arsenalizio è una riserva di vuoto a spese (care) del cittadino. Pieno di amianto e inquinanti di cui nessuno vuole occuparsi. L'eroica Marina semina veleni e poi li propone come pegno di buon cuore agli abitanti. Ma anche per il ministero qui fervono grandi progetti, arriverà il Comsubin in capannoni fatiscenti... serve gente altamente addestrata per sopravviverci dentro, questo è vero. 
Si vaneggia di moli "perpendicolari" alle banchine... in effetti ormai siamo pronti di vederne anche paralleli. Ma da Roma ci dicono che hanno molto a cuore la situazione del "comune di Marola" (che non esiste) sposteranno il muro di qualche metro indietro. E questo a difesa del nulla è il massimo che sono riusciti a pensare. Tutte idee che arrivano da Spezia, a Roma non sanno neanche di cosa parlano e si limitano a scopiazzare vecchie risposte alla bell'e meglio.

 La cosa più triste rimane la mancanza di vergogna delle persone sotto le divise e sotto gli incarichi, capaci di venire meno alla propria parola e alla propria dignità per pigrizia, inettitudine e menefreghismo.
Hanno altro a cui pensare, loro, supportati da lauti stipendi.





venerdì 9 agosto 2013

Verità intraprese

La verità  ha una definizione difficile,sopratutto se è scomoda e marcia.
Partendo da questo aforisma  scontato  vorrei trasmettere l'impossibile, la sensazione di rabbia e delusione che continua vagare ovunque tra il muro bellicoso e  cancelli di ferro.
Delusione per tutte quelle persone,in quel paese,che non hanno coraggio e determinazione per parlare con una sincerità inattaccabile per difendere chi è morto e chi morirà.
Non vedo il coraggio di una comunità,necessario per essere rispettati e considerati, non come borgata che vince il palio,ma come cittadini di Marola, quel maledetto posto sulla strada ,censurato dal muro e sconosciuto al passante.
Senza togliere niente all' euforia per una gara remiera,ultimo contatto con il mare  ultimo diritto a vivere il mare.
Dove si dissipano invece  il resto dei disagi che il muro e la Marina Militare regalano per il resto dei 364 giorni dell'anno?
La risposta è rischiosa perchè le responsabilità,forse, non riguardano solo i gestori ma anche i gestiti.
La risposta è nel silenzio che una popolazione si porta sopra alle spalle convinta di essere protetta e  sicura in attesa del grande favore.
Spesso mi sono chiesto la motivazione del perchè gli abitanti di Marola non recepiscono il problema in maniera profonda e devastante.
Perchè nessuno parla del campo in ferro con polemica e insistenza, perchè nessuno esamina indignato tutta questa situazione?
Ancora silenzio tra i tetti di amianto e le operazioni sospette, sembra quasi che a nessuno importi abbastanza del destino delle generazioni future e tantomeno della vita che un paese come Marola deve ritrovare per non diventare freddo e metropolitano come qualche quartiere rinchiuso dal porto.
Anche la dignità si intravede e scompare, dignità che dovrebbe rifiutare qualsiasi palio e protestare con costanza per ricordare a tutti che Marola ha subito e subisce ancora l'ombra del muro.
La verità a questo punto rimane nelle mani delle persone che trovano l'animo per coltivare scelte e posizioni che possano davvero trasmettere l'insofferenza del paese,senza se e senza ma, a costo di rinunciare a tante cose.
Credere con ardore per questa protesta significa aiutare Marola a sopravvivere.
Questa dovrebbe essere la ragion di vita di ogni Marolino.











giovedì 1 agosto 2013

All'osso

Breve commedia in tre atti (per ora), ambientata alla Spezia. Basata su una storia vera.

Prologo: i Murati Vivi sono costretti a vivere senza mare, schiacciati dal muro dell'Ente Murante che gestisce la costa per scopi, in teoria, militari.

Atto I - L'inizio
Murati Vivi - Qui le uniche attività militari sono l'abbandono e la balneazione, dovete restituire agli spezzini i loro luoghi. per primi quelli che riaprano la città sul mare per consentirci di vivere meglio.
Ente Murante - versione 1- Impossibile! le aree sono strategiche, abbiamo grandi progetti. Possiamo darvi la rumenta a Campo in Ferro.

Atto II  - Il secondo tempo
MV - Qui le uniche attività militari sono l'abbandono e la balneazione, dovete restituire agli spezzini i loro luoghi. per primi quelli che riaprano la città sul mare per consentirci di vivere meglio.
EM - verisone 2 - In effetti alcune aree possono essere dismesse, ma non il bagno ufficiali, intanto possiamo darvi la rumenta a Campo in Ferro, anche domani. Parliamone. Poi c'è MArDiChi coi tetti in amianto, un altro paio di aree disastrate e l'ex polveriera di Vallegrande che nessuno sa cosa poterci fare. L'ospedale e la caserma Duca degli Abruzzi, un pochino di campo Montagna.
MV - Bene la caserma e l'ospedale, ma il punto è il mare. Non c'è possibilità di sviluppo senza accesso al mare sono quelle le aree cruciali per la città.
EM - Si può parlare di un progetto di graduale restituzione e apertura di quelle aree in un arco di tempo a medio e lungo termine, ma prima di tutto la rumenta a Campo in Ferro.

Campo in Ferro - teli di protezione dalla pioggia. Ma sotto c'è una risorgiva.
MV - Necessariamente si dovrà procedere coinvolgendo la popolazione, non esiste altra soluzione se non la restituzione delle aree a ridosso del mare e al paese di Marola. A Campo in Ferro serve una bonifica.
EM - Se ne può parlare

Atto III - Ultimamente
EM - Nelle aree adiacenti a Marola verranno dislocati reparti subacquei e di fronte si costruirà un capannone, nessun piano di restituzione a medio o lungo termine, anzi. Coinvolgimento della popolazione: zero. Assunzione di reponsabilità di fronte alle esigenze degli abitanti: zero. È che dobbiamo stare larghi nelle nostre aree, anche se voi state messi come le galline d'allevamento. Disponibile subito la rumenta, al limite un po' di spazio vicino alla rumenta. Non vi diciamo quanto, si creda pure che ci stiamo pensando intensamente ma vedrete che sarà al massimo, se va bene, come la proposta dell'Autorità Portuale di due anni fa, anche se fingiamo di non saperlo.

Risposte a piacere del lettore.
(Noi avremmo risposto come qui)

martedì 23 luglio 2013

Bollettino del Muro n°1



Mail inviata oggi alle 11.02 alla Marina Militare e alla stampa.

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All'attenzione del Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'alto Tirreno
Amm. di Squadra Andrea TOSCANO,
tramite l'Ufficiale addetto CF F. BUONACCORSI

Da recenti dichiarazioni apprendiamo di progetti di costruzione di fronte a Marola e dell'installazione in capannoni, anche chiaramente inagibili, del Gruppo Operativo Subacquei presso le vasche di San Vito, secondo modalità e progetti non specificati.
Tali elementi risultano in contrasto con la restituzione delle aree interessate, non solo a breve ma anche a medio e lungo termine, a differenza di quanto dichiarato nei due incontri con l'associazione circa una graduale riapertura delle aree ai cittadini.
Ricordiamo che il problema di cui da tempo richiediamo e proponiamo una soluzione può essere risolto solo con il coinvolgimento della popolazione locale, mentre simili idee di gestione delle aree vanno nella direzione opposta.
 
Comprendiamo che la Marina Militare sia abituata a disporsi "comodamente" nel golfo della Spezia sempre a discapito delle attuali esigenze e necessità, sia dei cittadini sia della Città stessa. Inoltre sappiamo che non sono mai state prese in considerazione tali esigenze e tali necessità, altrimenti non avremmo serbatoi sotto le case con annessi depositi di amianto, così come vecchi piani d'emergenza nucleare tenuti segreti alla popolazione. Ma si era d'accordo che le cose sarebbero dovute cambiare o, almeno, così si era detto.

Siamo pertanto fiduciosi di ricevere in risposta alle presente i dettagli circa le aperture pubbliche previste nell'area di San Vito in concomitanza alla progettata installazione del GOS, così come quelli riguardanti edificazioni sul fronte mare. Non di meno sono di interesse dell'Associazione la provenienza e l'ammontare dei fondi appositamente allocati, così come i progetti e gli accordi con l'Autorità Portuale che vediamo essere in stato avanzato.
Visto che la trasparenza è un punto fondamentale per essere credibili nella ricerca di una soluzione, la presente lettera è aperta e pubblica. Così considereremo e pubblicheremo la risposta.

Cordiali Saluti

Associazione Murati Vivi 
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Capannone Artiglieria a San Vito: intonacato solo sul lato verso il paese (l'altro lato)

martedì 21 maggio 2013

Il soldo prima di tutto

Scorcio: l'unico battello visibile e in uso è quello con le vele.

Chi può entrare in arsenale? Un sacco di gente. Porte aperte alle aziende che almeno hanno qualcosa da fare. Ci entrano i ladri di bronzo, che per mesi operano indisturbati, meno abili dei rapinatori che già vent'anni fafuggirono con gli stipendi. Ci entrano i politici in cerca di idee precise. O di idee e basta. Lo spazio abbonda a tal punto da far entrare yacht, con alberi che occhieggiano oltre il muro, da far progetti di salone nautico, e dare approdo sul molo, da sempre dichiarato strategico, alle navi da crociera. Ma "stranamente" non c'è spazio per i cittadini.

L'atmosfera tesa della Guerra Fredda è finita da un pezzo, quella condizione anomala con armi ovunque e la leva obbligatoria che ormai sembrava una cosa normale. Sgonfiata come un palloncino bucato. Così rimangono i tanti relitti del tempo che fu e la necessità di trovar loro un qualche ruolo. Ma mentre ex-aeroporti sovietici nel cuore della Germania diventavano spiagge tropicali, i bunker britannici musei, le basi missilistiche americane si riconvertivano al turismo storico, da noi si continuava a favoleggiare di mai chiariti ruoli strategici che rendevano intoccabile l'arsenale spezzino. Navi in disarmo che nascondono nuove e strabilianti tecnologie? Sotto Campo in Ferro si trova la base di Mazinga camuffata da discarica inquinante? Nei capannoni pericolanti armi segrete? Eh no. Con vent'anni di ritardo si prende atto che la storia è andata avanti. 

'Disuso conclamato' è la diagnosi ormai chiara a chiunque ma per tanto tempo negata con traballanti giri di parole. Sempre meno nascosta tra le righe dei giornali, nelle parole degli ammiragli e dei politici. Sorpasso, obsolescenza, tramonto. Non possono dirlo direttamente, sarebbe troppo l'imbarazzo rispetto alle tante dichiarazioni che ammiccavano a progetti di rilancio e la strategia e l'inalienabilità. 
Meglio parlare di spazi dati all'industria e moli alle crociere sorvolando sul fatto che sia possibile proprio grazie allo svuotamento del senso stesso di questo arsenale

Fantasmi
Ed è l'alba del nuovo problema: a chi finiscono in mano gli spazi? È una gara silenziosa: fanno gola alle industrie, ai cantieri, così come fanno gola alla malavita
Eppure spettano ai cittadini, storicamente esposti ai rischi delle attività militari, limitati, privati di spazio e opportunità, sacrificati alle esigenze della Marina. Alle istituzioni spetta invece il ruolo di garantire il rispetto di certe precedenze. 

Ma a vedere chi può entrare in arsenale con gli yacht e con le navi, pare invece che l'attuale discrimine sia solo uno: il soldo. Se ne hai parecchi le porte dell'arsenale sono aperte, anzi apertissime, se sei un cittadino te ne devi stare fuori: è zona militare. 
Come cambiano i tempi, durante la Guerra Fredda si diceva che i militari fossero pronti a dare la vita per difendere la gente. Oggi vediamo che non sono pronti neanche a mettere i soldi per pulire dove hanno sporcato, per garantire ai cittadini quel che gli spetta e difenderli dalle speculazioni sempre in agguato. Ieri questioni di Difesa, oggi di denaro, che danneggiano la nostra vita quotidiana.

E visto che sembra ridursi tutto al gergo del denaro - un promemoria: la Marina Militare è in debito con gli spezzini. E se rimane un briciolo di dignità, non si può più evitare di saldare.


martedì 14 maggio 2013

Università in pericolo!

Il manifesto degli studenti

Gli studenti di Ingegneria nautica alla Spezia si stanno movimentando: vogliono impedire che il loro corso venga chiuso, perché qui da noi ci sono tutte le potenzialità per valorizzare espandere ed evolvere uno studio universitario che già ora risulta di livello internazionale. Perché è un assurdo far crescere qui una realtà così positiva per farla approdare via da Spezia in strutture meno avanzate e meno collegate a sbocchi lavorativi.

Una questione che riguarda anche le zone militari: da tempo la caserma Duca degli Abruzzi è stata individuata come il luogo adatto per una migliore sede universitaria. E sotto elezioni, sui giornali si leggeva della creazione di un'Accademia del Mare: oltre un'ala della caserma, alcuni spazi dell'arsenale si sarebbero aperti per offrire laboratori agli studenti.
Ottimo, anche perché è un perfetto punto d'incontro: i giovani sono il futuro e in questa città il futuro è oltre i muri militari. In un colpo solo - due passi avanti (dei molti da fare), alla faccia dell'immobile scenario che perdura da decenni, mentre il resto del mondo corre.
Basti pensare all'effetto ricostituente per il centro cittadino di una caserma vuota riconvertita a sede universitaria.  Ma tutto questo ora rischia di sfumare.

L'ala transennata della caserma Duca degli Abruzzi: cade a pezzi.
Una certa politica in confusione, che voleva trattenere a forza la portaerei Cavour per il suo solo equipaggio base (450 persone), oggi assiste inerte all'eventuale fine di Ingegneria nautica frequentata da più di 700 studenti. E, tanto per farci un'idea delle proporzioni, l'arsenale dà lavoro a circa 800 persone.

A Spezia i processi evolutivi si arenano, come per pessima tradizione. E gli unici che possono cambiare la tendenza sono gli spezzini, oggi, al fianco di studenti che arrivano qui anche da ogni parte d'Italia e del mondo. 
Da troppo tempo siamo abituati a pensare che “ghe penseà quarcün”, che “o faà quarcün autro”, ma la realtà è che non ci penserà e non lo farà nessun altro, se non noi cittadini.
Ognuno la sua (relativamente) piccola parte.

Giovedì alle 10.00 in piazza Brin: manifestazione per salvare l'università alla Spezia, ma, a ben vedere, per salvare tutta la città.



giovedì 9 maggio 2013

Crociere a misura di muro


Crociere in zona militare, ma per gli abitanti niente mare.


Ieri l'altro è arrivata una nave da crociera, se non fosse stata grande e bianca non se ne sarebbe accorto nessuno.
I turisti sono sfilati via con gli autobus appositi, col naso all'insù, appiccicati ai finestrini nel guardare il paese e il campanile. Chissà se un giretto, per curiosità, lo avrebbero fatto.

Ma basterebbe organizzarlo e proporlo. Certo, 150 anni di arsenale ci hanno dato un paese senza negozi, abbrutito. Ma che resiste ancora, caratteristico e originale: sincero. Ed è un bell'esempio della realtà che sta dietro lo slogan sulla vocazione industriale e la favola dell'indotto. Il fatto è che se non si ritorna a collegarlo al mondo, magari proprio tramite i turisti, non si può pensare di ridargli la vita e la luce che merita, così per magia.
Di contro la proposta che leggiamo sui giornali è di 'portare i corcieristi in giro per l'arsenale con bus scoperti', che non si schiaccino il naso contro il vetro per osservare da vicino i tetti in eternit. 

Ebbene sì: ci sono ambienti decisionali e/o politici che hanno la capacità incredibile di muoversi nella direzione opposta di quello che serve.
Possibile che nell'organizzare un'offerta turistica tra un impianto militare-industriale e un paese medievale non si pensi di comprendere entrambi? Visto che anche la storia li lega... Possibile che la scelta ricada sempre solo sull'altro lato del muro? Da generazioni?
E come nasce l'idea di far fare da guide turistiche ai dipendenti difesa, mentre frotte di spezzini per trovare un impiego sono costretti a trasferirsi? Qual è il criterio che spinge in questo modo a non creare nuovi posti di lavoro?
E non si può sventolare un'inferriata al posto del muro come quanto di meglio si possa fare per i cittadini. Siamo stanchi delle briciole di quel che ci spetta. Meno peggio “ingabbiati vivi” rispetto a “murati vivi”. Ma la farsa del meno peggio è solo continuare a negare ciò che è giusto.

È questa la svolta che si propaganda sui giornali: roba da far cadere le braccia.

È la prima nave, dovrà esserci il dialogo necessario per migliorare l'impostazione. Le crociere dovranno servire a ridare vita a un territorio inaridito, a rimettere in moto un motore economico fermo da troppo tempo, non a sfruttare aree militari in disuso lasciandole interdette alla popolazione.
Devono servire ad aprire gli spazi a una fruizione pubblica, non a chiuderli a vantaggio di interessi privati.

Se no, nulla cambia dal tenersi i moli semivuoti, occupati dal fantasma della Cavour.

mercoledì 13 febbraio 2013

Quel che La Nazione non pubblica

Due domenica fa, un articolo su La Nazione riportava le dichiarazioni dell'on. Andrea Orlando sulla questione aree militari. Neanche una parola sui problemi che i Murati Vivi evidenziano da due anni. E che sembravano interessare tanto l'onorevole.

Così abbiamo scritto alla Nazione (immagine qui a fianco)
E siamo stati pubblicati.

Orlando, in breve tempo, risponde. (foto sotto)

Su certi argomenti e insinuazioni della sua risposta abbiamo un po' di cose da dire. Riscriviamo subito (8 febbraio) alla Nazione.

Ma... i nostri, di argomenti, non troveranno spazio sul giornale, a cui va il nostro ringraziamento per il silenzio che è risucito ad attribuirci, qualunque sia il motivo, sulle sue pagine. 

Ecco la nostra risposta "persa". La pubblichiamo sul blog, con la preghiera ai lettori di diffonderla: sarebbe bello farla arrivare sì all'onorevole, ma rendendola leggibile tutti, come se fosse stata pubblicata su un quotidiano!
---"L'associazione “Murati Vivi” nasce dall'esigenza di veder rappresentate le aspirazioni dei cittadini ad un paesaggio di qualità, che produca lavoro e benessere, e di veder tutelati i propri diritti di salute e partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del territorio. Il movimento, nato dall'impegno di giovani e giovanissimi, si basa su una grande propositività ed il costante invito al confronto.

Proprio in quest'ottica richiedere chiarezza ai rappresentanti politici, come fatto con l'On. Orlando, risulta doveroso. Riteniamo che ricondurre ciò a veicolo d’espressione di “logiche polemiche di parte” sia invece un atto sbrigativo e superficiale. 
In questo senso,l'attività di stimolo è sempre stata volta al confronto positivo con la cittadinanza, l'Amministrazione e la Marina. Un'attività che, nel corso dei due anni di vita dell'Associazione, ha raccolto molti consensi e più di 5000 firme, destando interesse anche al di fuori dello spezzino. Ricordiamo tra le molte iniziative intraprese, la recente promozione di un concorso internazionale di idee “Arsenale 2062” insieme all'associazione fiorentina We Next, cui hanno partecipato ragazzi da tutto il mondo con i loro progetti, di cui a breve vedremo la pubblicazione con la proclamazione dei vincitori.

Dovremmo essere visti perciò come una risorsa e non come una spina nel fianco, specialmente da politici giovani come l’On. Andrea Orlando, al quale rinnoviamo l'invito al confronto e a non cristallizzare la propria posizione sulle suggestioni contenute nel suo “piano del 2007”. Conosciamo infatti il progetto cui si riferisce l'onorevole e sottolineiamo quanto esso, coi suoi 5 anni di vita, già senta il peso del tempo e soprattutto la mancanza di partecipazione dei cittadini nel formularlo, un elemento ormai irrinunciabile per qualsiasi proposta che si possa definire moderna e democratica, come già evidenziò la discussione nata a Cadimare durante la presentazione. La nostra richiesta è una maggiore trasparenza e nuove politiche di integrazione delle aspirazioni e delle esigenze dei cittadini, per evitare le “impasse” generate immancabilmente dallo scontro tra amministrazione, associazioni e comitati troppo spesso tenuti al margine del dibattito sul futuro della città.

Quanto all'accusa mossa dall'onorevole, equivocando a piacere le nostre parole, ribadiamo che un'associazione come la nostra, non può che essere centrata sul rispetto assoluto della persona, della salute e del lavoro. Sempre. In più le persone che lavorano in arsenale, che Orlando ci accusa di non rispettare, sono parenti, genitori e amici per tantissimi Murati Vivi e hanno il nostro rispetto e la nostra attenzione ogni giorno, non solo in campagna elettorale."---

sabato 9 febbraio 2013

Marola,procediamo verso la scomparsa.

In risposta alle parole del sindaco rilasciate alla redazione di città della Spezia.
Potete trovare l'articolo di riferimento QUI


In tempo di campagna elettorale nazionale va di moda che anche i politici locali millantino successi. Non fanno eccezione le recenti dichiarazioni sull' “accademia del mare” rilasciate dal Sindaco della Spezia.
Riteniamo però inaccettabile che, parlando di progetti per le aree militari spezzine, si salti a pie' pari la grave situazione di Marola. Vediamo grande sfoggio di attenzione per aziende, poli tecnologici e universitari, ma poche parole per i borghi schiacciati dal muro dell'arsenale. Così poche, frettolose e vuote da risultare imbarazzanti.
I Marolini sono stati tralasciati: è un dato di fatto. Se così non fosse il primo cittadino sarebbe stato in grado di articolare almeno due, tre frasi al riguardo.
Dall'iniziale sostegno si è passati alla totale assenza di appoggio da parte del Comune per la proposta e la "battaglia" dei Murati Vivi. È bene dirlo chiaramente.
Un'evoluzione e un'apertura sulla caserma Duca degli Abruzzi e sull'ospedale militare sono certo positive, per quanto ancora solo a parole. Ma rimane il fatto che è la liberazione del fronte mare ad essere centrale per il futuro della città. Non puntare alla restituzione del litorale è continuare ad adattarsi nel recinto in cui ci rinchiude la Marina Militare.
In più, evitare l'argomento centrale del problema aree militari, mentre si propagandando successi sul tema, è tradire le aspettative e le richieste dei cittadini, in modo, tra l'altro, grossolano.
Da due anni i Murati Vivi propongono una restituzione di zone militari che darebbe alla Spezia e al golfo intero un ulteriore e nuovo canale di sviluppo, dove il mare e la città siano diretti protagonisti. E il tutto senza consumo di territorio o di mare, senza perdere un solo posto di lavoro in arsenale, senza intaccare le "attività" della Marina. Poche occasioni di sviluppo hanno caratteristiche così positive. Sarebbe un successo eccezionale per tutti, ma evidentemente un simile progetto non è nell'agenda degli attuali vertici politici e militari alla Spezia. Per disinteresse verso i cittadini o per incapacità.
Speriamo di non dover attendere anche un Comune e una Marina Militare eccezionali per essere davvero ascoltati, dato che basterebbero istituzioni nella norma, che fanno il loro dovere.
Murati Vivi